Uno che ancora oggi è autorevole per più di un miliardo di persone, amava dire “chi è senza peccato scagli la prima pietra” ma nel contesto italiano la difficoltà sarebbe il trovare pietre per soddisfare la domanda. Sulla questione dell’elusione ed evasione fiscale però la quota andrebbe riducendosi, lasciando sul terreno dei senza pietra i soli lavoratori dipendenti.
Il caso della manager di Fincantieri, giustamente licenziata in tronco per aver chiesto al tassista di gonfiare l’importo della corsa che a sua volta avrebbe gonfiato, immagino il suo già considerevole rimborso spesa mensile, mi fa sorridere e molto.
Già dagli anni ’80 dietro laute mance procurarsi blocchetti di ricevute in bianco dei taxi o accordarsi con i ristoratori romani o milanesi per avere le ricevute lasciate sul tavolo o alla cassa dai turisti era un gioco infantile.
Il problema non è del manager o della moltitudine di agenti di commercio o liberi professionisti, ma dei vertici stessi delle società. Ce li vedete gli imprenditori o i titolari di studi che riprendono i loro dipendenti o soci per rimborsi spese gonfiatI, quando loro stessi con la complicità di fiscalisti e commercialisti, vere e proprie iene dei bilanci, sono i primi a fare questi giochetti?
Ora la fatturazione elettronica ha reso complesso andare oltre ma fino a poco tempo fa non si muovevano solo scontrini o ricevute ma anche veri e propri giri di fatture contraffatte. Allora di cosa stiamo parlando? Perché questa alzata di scudi, quasi che questa Sabrina Di Stefano fosse la martire esposta a pubblico ludibrio nel nome di un’onestà o etica professionale calpestata.
Inutile dire che pare strano, perché non ha nulla di strano, questa è la norma, se così non fosse, perché gli eminentissimi revisori dei conti delle società, ovviamente composte da commercialisti di cui ho già espresso opinione, non mettono coraggiosamente ed epicamente mano, nel nome dell’onestà vilipesa ai fascicoli di rimborso spesa dei dipendenti o liberi professionisti a loro collegati?
Non lo faranno mai, semplicemente perché sanno quel che troverebbero e restando fedeli al provvedimento di Fincantieri, si troverebbero d’improvviso a rimpiazzare personale già difficile da reclutare.
E sorridendo allora chiudo citando il grande Totò, che in suo celebre film ebbe a dire:” Lo so, dovrei lavorare invece di cercare dei fessi da imbrogliare, ma non posso, perché nella vita ci sono più fessi che datori di lavoro.”