Le parole di Papa Francesco sui giovani omosessuali con vocazione hanno, come comprensibile, suscitato stupore e scalpore. Molto rumore per nulla? Non direi proprio, tanto che nella giornata di ieri sono sopraggiunte scuse e chiarimenti.
Il vero tema sul quale si è concentrata la rettifica è l’accoglienza, non solo nella casa di Dio ma nella rappresentanza che ne esercita il ministero. Trovo sensato che il Papa a porte chiuse potesse esprimere a sua insaputa non l’insulto, ma la diffidenza verso una moltitudine di sacerdoti che fino ad oggi ha creato stomachevoli problemi causando vittime innocenti, sconcerto e amarezza nei fedeli e nell’opinione pubblica e aizzando la stampa verso crociate sempre più agguerrite.
Con ciò non scrivo che tutti i preti gay siano pedofili, ma questo è parte del problema. Il 48% è gay e il 55% dei seminaristi ne ha l’orientamento; l’altra parte è etero.
Quello che da sempre fa discutere i fedeli cattolici nella convinzione dello sbaglio esecrabile del sacerdote è l’incapacità di astenersi da rapporti sessuali a prescindere dall’orientamento. Il codice di diritto canonico afferma che i presbiteri cattolici sono invitati a preferire la continenza volontaria, e di conseguenza a scegliere di non sposarsi.
Il Vaticano da secoli, ma soprattutto oggi essendo mutata la cultura sulle tematiche sessuali e potrebbe farlo, non trova il coraggio di affrontarle prestando continuamente il fianco a scandali di preti che hanno relazioni clandestine con parrocchiane ma soprattutto, pedofilia a parte, con parrocchiani.
Quando negli anni ’80 e ’90 vivevo e lavoravo a Roma e conobbi l’ambiente gay, seppi che era cosa comune incontrare in locali, saune, discoteche e luoghi di incontro clandestini seminaristi, sacerdoti o vescovi, mentre i cardinali preferivano consegne a domicilio. Da ex catechista ne rimasi sbalordito ma imparai che quella era la normalità.
L’arrivo di internet e le chat di incontro, come l’aumento della prostituzione maschile, della fruizione di stupefacenti ha dato il colpo di grazia e la tentazione è divenuta regola. Ho visto preti celebrare messa e confessare dopo averli visti dentro saune gay a divertirsi come comuni mortali.
Ecco perché credo nel giusto pensiero del Pontefice, se nella vostra aziende aveste qualcuno che infanga il buon nome del brand non fareste di tutto alla selezione personale per evitare di portarne in casa altri? Detto questo, non deve diventare certo una discriminate l’orientamento sessuale ma il controllo sulle regole sì.
Un consiglio, Papa Francesco, faccia come politici e imprenditori guasconi, prima di ogni riunione, requisisca a vescovi e cardinali i cellulari, impari la lezione.