Contravvenendo al pensiero comune di chi non ci vive, in questo momento gli americani sono maggiormente concentrati su loro stessi invece che preoccuparsi delle questioni di politica estera. Non è certo il pensiero di chi governa e vive nell’establishment ma quello del cittadino comune.
In una campagna elettorale carica di incognite, i democratici ad esempio, tentano l’ultimo assalto al Team presidenziale Biden-Harris per il 2024 chiedendo con ogni forza un passo indietro al Presidente, soprattutto per voce dell’ala sinistra radicale, Sanders-Warren-Ocasio Cortez.
Nonostante gli inattesi e positivi risultati degli ultimi election day in alcuni Stati dell’Unione, sono sempre più convinti di non farcela nella competizione più prestigiosa.
L’età anagrafica di Joe Biden resta il macigno più ingombrante per la maggioranza degli elettori. L’instabilità fisica, la mancata percezione (a mio parere errata) dei benefici portati dai fiumi di denaro riversati per migliorare economia e occupazione, la propensione ad alimentare tensioni in politica internazionale anziché fungere da principale e autorevole mediatore, e la presenza di una Vice dallo scarso spessore politico non fanno che aggravare la situazione.
Gli strateghi della comunicazione si rifanno al metodo Obama, posizionando chi opera come me ai livelli di intercettazione e convincimento dell’elettorato ad occuparsi in maniera massiccia dei giovani, per mia esperienza, la fascia di elettorato più complessa, mutevole e critica.
I temi di primo impatto restano la riduzione del debito finanziario universitario, occupazione e sostenibilità. In questa prima fase i diritti umani LGBTQ+, fino allo scorso anno roccaforte tematica, sembrano essersi dissolti dalla discussione mentre quelli su difesa dell’aborto e eutanasia li cogliamo nelle principali domande degli interpellati, senza distinzione geografica di Stato d’appartenenza.
La vera preoccupazione della macchina elettorale democratica però, resta l’incapacità di fermare l’emorragia di finanziatori ebrei dell’establishment che in queste settimane, stante la posizione di Biden nella questione Gaza, passano al nemico ingrassando le file repubblicane a suon di milioni di dollari.
Peccato che la destinazione non sia, come si illudevano, verso i candidati De Santis o Haley, ma Trump.
Quello che percepiamo oggi operando nel vivo della campagna presidenziale è che l’ex Presidente più controverso, disgregatore e appassionato di caos politico-istituzionale ha già un piede nella Casa Bianca.