Qui in Italia abbiamo l’abitudine di dire che quello che accade in America poi arriva anche da noi e se questo fosse vero stavolta sarebbe positivo.
Dopo anni in cui le facoltà delle più prestigiose università vedevano privilegiate materie tecniche, quelle per intenderci che danno garanzie per trovare un’occupazione, lavorare e guadagnare, c’è un ritorno agli studi umanistici e sono crescite importanti.
Forse i giovani hanno deciso di cambiare il modo di pensare ma questa scelta potrebbe lentamente modificare, o forse restaurare il tessuto sociale di un’America per il futuro, oggi profondamente divisa.
La mentalità materialistica, quella di tecnologia e finanza ha finito per osannare l’aspetto puramente di business degli studi, accelerando così il declino culturale a vantaggio anche di falsità e odio.
Non è che studiare i grandi letterati o filosofi renda buoni e illuminati, e immergersi nell’analisi delle tensioni sul credito bancario, trasformi in robot, però si sta diffondendo l’idea che una conoscenza umanistica aiuti ad allenare l’approfondimento dei concetti, non limitandosi all’aspetto utilitaristico.
Conoscere la lingua e il pensiero filosofico fa uscire dalla “zona di comfort” di ognuno e porta a cercare di capire gli altri. Abbiamo troppo l’abitudine di non porci più domande, abbiamo parcheggiato la curiosità e questo ci ha sospinto verso l’appartenenza alla massa, intesa come gruppo omogeneo di persone seguaci di mode, tendenze e valori poco raccomandabili.
“Senza una conoscenza del linguaggio, dice un professore di Harward, e con quella capacità di giudizio che le materie umanistiche trasmettono, è sempre più difficile cogliere la falsità e i contenuti divisivi di molti messaggi”.
Considerato il dominio che i social hanno conquistato nella vita di ognuno, individuare il sottotesto di un post, o andare oltre il puro enunciato per porsi domande, rappresentano sistemi di difesa e sopravvivenza civile.
Non è più solo un riannodare i fili con il passato, ma interpretare il presente.
Oggi è tempo di canzonette a Sanremo e se queste premesse si concretizzeranno, torneranno le canzoni d’autore.