Cosa rimane dell’istrionico azzardo di parole pronunciate la sera del 28 settembre di quattro anni fa? ”Abbiamo abolito la povertà”.
La scelta di uno stile laconico serviva a sferzare enfasi al comunicato, conciso perché arrivasse nella massima comprensione possibile al popolo affamato.
Analizzando oggi quelle immagini, provocano anche una certa compassionevole tenerezza. Un ragazzo perbene questo Di Maio, allora giocoso emulo di un poco compreso Robespierre, politico, avvocato e rivoluzionario francese chiamato l’incorruttibile.
Inconsapevolmente da quel balcone però, affiancato nella marcia da molti altri parlamentari del movimento, Luigi sfama solo una piccola parte dei veri bisognosi del Paese, quella imponente invece banchetta: criminalità organizzata, clandestini, rom, italiani fancazzisti e giovani di stupefacenti fatti.
Ad oggi, beneficiano del reddito circa 2 milioni e 400 mila persone. Di questi solo 660 mila circa sono persone indirizzate al lavoro, ma con la facoltà di non accogliere l’offerta in prima richiesta.
Significa che 1 milione e 800 mila persone sono davvero bisognose è cosi? Non proprio.
In questi numeri vi sono appunto tantissimi truffatori, garantiti da veri e propri sistemi; quello che invece prevale è che molte delle persone che realmente ne avrebbero bisogno o ricevono un terzo di quello che dovrebbero avere per indigenza reale o non lo percepiscono per questioni burocratiche.
Gli occhi di chi vede le file di uomini e donne col volto piegato davanti agli ingressi di Associazioni come la Caritas a Milano prima che spunti l’alba, non coltivano ostilità o rancore verso il giusto sostentamento dello Stato, sono persino disposti a comprendere che una parte dei loro soldi versati come tasse, contribuiscano al sistema sociale del Paese.
Quello che stride nella coscienza comune è stato emanare una legge con l’organizzazione di controllo fallace e una disconnessione quasi totale con chi avrebbe dovuto gestire l’assegnazione di lavori ai percettori fisicamente in grado. La fretta di conquistare il podio, in questo caso il balcone ed esibire un trofeo.
Se il sistema non viene bloccato, questa l’intenzione del nuovo Governo, la cancrena si propaga col rischio di attecchire anche in chi, smarrita la variegata identità politica, raccoglie un bottino elettorale contaminato da una massa di delinquenti fortificando la propria roccaforte territoriale.
Le persone perbene nel reale bisogno, vendono l’anima per un lavoro non per un’elemosina.
E quando un tribunale assolve chi, percependo il reddito di cittadinanza arriva a giocare d’azzardo oltre 300 mila euro, allora è limpido quel che è rimasto di quel 28 settembre.
…Un tentativo mal riuscito di democrazia demagogica e un piccolo Robespierre ghigliottinato da chi voleva sfamare. La prossima volta meglio dissetare i tifosi allo stadio.