La concentrazione mediatica resta sulla composizione del prossimo governo a guida Meloni, si cerca l’enfasi sui dissidi interni del centro destra e si chiosa nei talk su come potrà essere gestito il problema dei costi energetici e inflazione, la guerra ha perso interesse.
A mio avviso però si pone in secondo piano un tema sul quale si potrebbero innescare situazioni più pericolose, parlo delle tensioni sociali, questa volta davvero dietro l’angolo e non quelle rese fiction di popolo da certe trasmissioni.
Se non verranno attuate al più presto politiche sociali attive, quando nei dimenticati quartieri periferici delle città, alcuni amministratori condominiali saranno impossibilitati a pagare le bollette di luce e gas, lasciando famiglie e anziani al freddo e al buio, è probabile che la rabbia monti e porti a conseguenze drammatiche.
Ad oggi sono cinque milioni gli utenti che non hanno pagato bollette negli ultimi sei mesi e saliranno di certo e sono quasi sei milioni coloro che vivono in condizioni di accertata povertà.
Non sono solo le famiglie ad essere in tensione ma anche il mondo industriale, gli imprenditori non possono far pagare al cliente gli spropositati aggravi, altrimenti non venderebbero ma neppure tenerseli in produzione rimettendoci, quindi a molti non resterà che chiudere. Ciò significa licenziamenti e di nuovo famiglie e persone senza reddito.
La terza causa di tensione che andrà ad alimentare la possibile implosione deriva dall’eccesso di divario sociale tra i ricchi e i poveri, oggi a livelli mai raggiunti prima.
Il problema del razionamento o dell’ottimizzazione energetica nei comuni tenderà una mano alla microcriminalità e alle violenze accentuando un malcontento di insicurezza già elevato nei contesti cittadini italiani.
Che sia questa la volta buona per compattare anche le frange più moderate ma anche più indifferenti ai problemi sociali della collettività in cui vivono e lavorano? Padri e madri resteranno indifferenti di fronte a disagi che toccheranno anche i loro figli?
Non abbiamo il DNA dei francesi sulle mobilitazioni massa, al più, i veri attivisti, scendono in piazza per qualche ora per licenziamenti, concessioni o cortei scolastici, mai unitamente per qualcosa che sia nell’interesse di tutti o che tuteli le fasce più deboli.
Del resto perché dovremmo farlo se c’è sempre qualcuno che rischia cariche e botte per noi? E poi a che serve se tutto finisce senza vi siano cambiamenti sostanziali? Meglio il divano, una playstation o Netflix.
Ma questa volta davvero potrebbe esser diverso e le tensioni arrivano a preoccupare chi vigila come i servizi o il ministero degli interni ma anche l’Unione Europea.
Possibili rivolte fino a ieri inconcepibili, ci faranno capire fino a che punto debbano pagare i cittadini per strategie di sistemi e potere incomprensibili e governi incapaci di porre fine ad un conflitto che sta erodendo le economie, accettando che gli americani non muovano un dito fino alla prossima primavera inoltrata.
E chi dice agli italiani “compratevi un generatore”, si vergogni.