Può darsi che la maturità porti a vedere le situazioni con metro di giudizio diverso, anche se quando quando parliamo di responsabilità non sempre l’età anagrafica coincide con la consapevolezza delle azioni.
Leggo che la Caritas di Bologna ha deciso di aprire uno sportello dentro l’Università Alma Mater, il motivo, pregevole, è offrire un sostegno a tutti i ragazzi in difficoltà economica.
Il riferimento è a tutti coloro, italiani e stranieri, che hanno perso la borsa di studio essendo finiti fuori corso.
L’aiuto economico andrebbe a contrastare gli aumenti degli affitti dovuti alla crisi economica, a Bologna come in altre città sempre più cari, i trasporti, cibo per non parlare dei libri di testo e rette universitarie.
L’Italia è tra i pochi Paesi a consentire il “fuori corso” un’anomalia a mio parere, proprio di responsabilità civile.
Studiare non è una passeggiata, una festa comune, di quelle però se ne fanno e durante gli anni di frequenza capita a molti di farsi prendere la mano e gradualmente dare maggiore disponibilità agli amici e tempo libero piuttosto che all’impegno.
Impegno che nella maggior parte dei casi è sostenuto con sacrifici da genitori economicamente di classe media che faticano a far quadrare i costi.
In Italia non vengono attuate politiche giovanili di rispetto, penso a convenzioni serie sui trasporti pubblici o con quella manica di sanguisughe che affittano nelle metropoli una stanza a cinquecento o seicento euro al mese.
Le Università private si sentano libere di applicare la retta che desiderano ma quelle pubbliche un occhio di riguardo dovrebbero averlo.
Alla somma di tutto questo appare evidente come ciascuno dovrebbe assumersi le proprie responsabilità, senza ricadere in sostegni sociali, quelli andrebbero a coloro che versano realmente per colpe non loro in condizioni disperate.
In Italia abbiamo solo il 20% dei laureati rispetto al 32 europeo, studiare costa, in America gli studenti aprono crediti con lo Stato che a volte incidono per anni nelle loro vite.
Nel frattempo il valore di una laurea è sempre meno nel nostro Paese e molti dopo aver sgobbato e sostenuto costi si ritrovano a fare manovalanza e precariato.
L’analisi di mercato però, sostiene che i migliori hanno posizioni garantite a stretto giro di tempo, significa quindi assumersi la responsabilità di gestire il percorso di studio con giudizio, applicarsi e sacrificare goliardia, tenendo a bada le dipendenze da distrazioni pericolose.
Salvo in tutto questo gli studenti russi, quelli a cui hanno bloccato i conti e subiscono un’ignoranza plateale da chi dovrebbe insegnare la ragione.
Agli altri stranieri imprudenti, dico che non ci si iscrive e poi si fa i conti con gestione e sostentamento per poi accorgersi che non ce la si può fare, responsabilità è anche questo…per favore qualcuno lo insegni!