Sia chiaro, nessuno può esserne escluso ma quando si leggono certi attacchi vien voglia di sorridere oltre che preoccuparsi. Corpo del reato questa volta è l’Associazione Nazionale degli Alpini.
Costituiti il 15 ottobre 1872, gli Alpini sono il più antico Corpo di Fanteria da montagna attivo nel mondo, da sempre guardati con simpatia per la loro forza di volontà nell’essere incisivi in missioni di guerra ma anche umanitarie.
Sono orgogliosamente uno di loro, ho ancora amicizie vive tuttora e rivivere momenti conviviali davanti ad un buon Barbera resta una tradizione sana ed onesta.
Ho partecipato solo a due adunate nazionali come quella oggetto del fatto accaduto in questi giorni a Rimini, ricordi di grandi bevute, sorrisi, strette di mano alla gente che si accalcava con molti bambini alle transenne della sfilata. Bar, ristoranti, tante tende, pulmini e camper trasformati in piccole camerate.
Il termine più esatto raccolto ovunque dal giornalismo italiano in quelle occasioni è “invasione”, perché di questo si tratta, gli Alpini arrivano da ogni parte d’Italia e dal mondo, sì bevono, ma hanno dei valori e dei codici etici elevati in una società contaminata da ben altre visioni della cosa comune e solidarietà.
Per questo mi sorprende leggere che l’Associazione “Non una di meno” abbia aperto una pagina Facebook per raccogliere le denunce da parte di donne presenti per caso o volutamente, durante l’adunata nazionale.
Secondo loro ci sarebbero stati degli eccessi da parte di alcuni gruppi nei confronti di varie donne: molestie verbali, atteggiamenti sessisti, commenti sopra le righe.
L’Associazione “NON UNA DI MENO” nasce a Roma dal confronto tra diverse realtà femminili e femministe che da diverso tempo stanno ragionando in merito ad alcune macro aree tematiche sociali e civili.
Obiettivamente, lo dice la stessa Associazione, i presenti hanno una media anagrafica che parte da circa quarant’anni e vi assicuro che forse la maggioranza va oltre i cinquanta, alpini che per carattere hanno la goliardia nel DNA ma che raramente arriva ad esibire arroganza, violenza e mancanza di rispetto.
Ho rilevato che alcuni Presidenti di sezioni, forse per la loro età avanzata, sono ancora restii a far partecipare alle “adunate” mogli e compagne in quanto donne, ma considerata l’età, la cultura è rimasta invariata con il maschilismo imperante di allora che temeva la contaminazione femminile in quanto sinonimo di “debolezza”.
Una contraddizione però, visto che le donne da sempre, furono in prima linea a sostenerli, proteggerli e soccorrerli durante le guerre e lo sono tuttora in missioni umanitarie, erano i punti di riferimento della famiglia nelle loro prolungate assenze, mantenendo e crescendo i figli e lo sono tutt’oggi con raggiunta parità sociale e questo lo sanno benissimo anche loro.
Sarà sfuggito qualche “bella gnocca” in fase alticcia e mi fa specie che un “sano e sentito” complimento venga vissuto come un reato.
Da progresso a censura il passo è breve!