In Italia è ancora vivo il retaggio degli anni ’50, quello che trascina con sé la necessità di avere delle linee di demarcazione consistenti, soprattutto sul piano economico, in grado di distinguere le classi sociali. Il principio fondamentale allora, era che l’imprenditore, il libero professionista, quanto e soprattutto dirigenti dovessero avere salari molto più alti del normale dipendente, operaio o impiegato.
Con la crescita dell’accesso alla scolarizzazione superiore e il progredire dell’informazione, in certi casi il distinguo è diminuito ma non per tutti. I manager ad esempio, oggi guadagnano in media quattordici volte più del dipendente con uno stipendio medio, quel che è peggio che gli scatti iperbolici di aumento scattano in maniera automatica, molte volte senza la consultazione del parere degli azionisti.
In questi giorni in Inghilterra è in corso una rivolta in Ocado, il più grande gruppo della grande distribuzione nel mondo, fattura qualche migliaio di miliardi di sterline e in Barclays tra le prime grandi banche al mondo. Dietro le proteste di azionisti e dipendenti vi sono gli aumenti di stipendio dei due direttori generali delle compagnie.
Allora sono andato a vedere i loro stipendi, cercando di compararli con quelli di qualche italiano. Ho scelto una banca importante quindi Intesa San Paolo, il suo Amministratore Delegato, Messina prende 4,5 milioni euro, il direttore generale di Barclays prende 2,7 milioni di sterline, circa 2,5 milioni di euro.
Sono quindi passato ad Ocado pur sapendo fosse difficile fare paragoni perché non esiste nulla di simile in termini dimensionali ma anche prendendo la Caprotti, Amministratore Delegato di Esselunga, la stessa prende il 20% in più del direttore generale di Ocado.
Consideriamo poi che i due aumenti ai dirigenti inglesi sono stati concessi dopo un triennio da record di fatturato e utili. In Italia uno stipendio medio di un manager è di 849.300 euro, un presidente ne prende 458.200.
È molto chiaro quanto siano differenti cultura e mentalità dal sistema anglosassone a quello italiano. Nei casi citati non mancano le responsabilità anzi, in termini di gestione parliamo di società grandissime e importanti sul fronte internazionale allora perché?
Perché da noi, come detto all’inizio, chi ha responsabilità deve esageratamente guadagnare più dei comuni mortali, lo vediamo anche nella politica, il giusto è offensivo, l’eccesso garantisce di restare dentro un club di privilegiati il cui accesso molte volte è frutto di nepotismo, tradizioni secolari tramandate senza opposizione da padre a figlio o una mediocre borghesia incapace di emulare i fasti di un’aristocrazia perduta.
Il costo del lavoro è elevatissimo e questo è un dato di fatto come pure gli aumenti di stipendi dei dipendenti comuni, molte volte invisibili per anni.