Nei mesi precedenti sono stato severo con alcune scelte politiche della Polonia conservatrice ed europea all’occasione, ma l’obiettività deve dar conto ai fatti anche quando essi sono pregevoli e di valore.
Nel drammatico scenario ed incubo del conflitto russo-ucraino di questi giorni il calvario a cui sono sottoposte le persone delle varie città ucraine è sotto gli occhi del mondo.
Secondo l’ultimo aggiornamento pubblicato sul sito dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, il totale potrebbe salire aquattro milioni durante le prossime settimane.
I rifugiati stanno attraversando il confine diretti nei Paesi più vicini a Ovest, soprattutto Polonia, Romania, Slovacchia, Ungheria e Moldavia. Un numero significativamente inferiore di rifugiati si è recato in Russia e Bielorussia.
Più di un milione sono già nel territorio polacco. Un dato significativo che lascia trasparire la capace macchina organizzativa e umanitaria messa in piedi e gestita dal Governo Polacco ma non solo, da tantissime associazioni, volontari, imprese, liberi professionisti.
In questo caso la Chiesa cattolica risponde coi fatti alle ignobili parole del Patriarca Russo Ortodosso Kirill, nel segno di una volontà che risponde al pontificato di Papa Francesco.
Quello a cui stiamo assistendo dentro stazioni, palestre, magazzini, scuole, asili, ma soprattutto case di comuni civili è il più concreto ed elevato senso di solidarietà umana che avessimo potuto sentire a pelle nel nostro privilegiato mondo di consumismo effimero.
Il dirompente messaggio che ognuno di noi coglie da quelle grida di sofferenza, dolore, perdita di dignità è quel “LORO” tramutato in potremmo essere “NOI”.
Noi che andiamo a letto dopo una giornata faticosa ma cullati nella civiltà del privilegio, delle comodità e della libertà e ci svegliamo con il suono delle sirene e senza d’un tratto pensare a cosa potremmo lasciare, corriamo senza fiato dentro scantinati, metropolitane o fogne per scampare alla morte.
Famiglie e persone polacche in questi giorni stanno dignitosamente aprendo le porte del loro benessere, privacy e denaro a dei “nessuno”.
Lo fanno per umana solidarietà, Olmi con il suo capolavoro cinematografico, “l’albero degli zoccoli“, ha rimarcato quanto questo senso di comunione sia più spiccato e spontaneo tra classi meno abbienti, ma senza generalizzare, i polacchi nel loro agire, non si sono posti domande: ” Quanto tempo, quanti, o perché io?”, hanno semplicemente aperto le porte e il cuore.
Proviamo a chiederci saremmo stati così immediati, decisi e disponibili anche noi?
Forse, questa guerra nel suo sapore crudo, amaro ha un’altra faccia nell’orrore, quella di aver portato ad una riflessione generale, portandoci e preparandoci ad essere meno egoisti, ripensando al “noi” come società, insieme di essere umani, divisi solo da proprietà, denaro e abbigliamento che distingue.
Grazie Polonia per avercelo ricordato!