Non avrei pensato di scrivere di questo e invece il risveglio ieri mattina è stato amaro e ricco di un’angoscia depressiva, la stessa che provi quando sai che una persona a te cara sta soffrendo.
Esco dalla pubblicazione di un’intervista con uno tra i maggiori analisti esperti di geopolitica e autore del libro: Russia. Alla ricerca della potenza perduta, Alessandro Fanetti.
Ho avuto modo di ripercorrere tanti argomenti che compongono le molte sfaccettature della nuova Federazione Russa e del suo Presidente Vladimir Putin. È stato utile, ho compreso molto.
Ad esempio come ad oggi il 68% dei cittadini russi, rimpiangano l’Ex Unione Sovietica, quanto il valore dell’identità russa e della cultura propria sia radicato e si tramandi di generazione in generazione.
Perché è diventato Presidente e come è arrivato ad essere un nuovo zar? Bill Clinton, convinse Eltsin a ricandidarsi una seconda volta anche se fosse già in precarie condizioni di salute, erano divenuti amici e lo fece. Serviva trovare un sostituto e Putin arrivando dal KGB ed essendo uomo fidato del Sindaco di San Pietroburgo era la persona giusta.
Il Decennio di Eltsin però, aveva indebolito l’identità russa, sposando la cultura di pensiero occidentale anche e non solo in termini di libera economia. Nacquero gli oligarchi, pochi e arricchiti oltre misura grazie alla corruzione applicata ai processi di privatizzazione.
Lo scontento del popolo russo in tal senso, fu la prima leva di azione del nuovo Presidente verso un aggiustamento di rotta identitaria.
Il primo periodo di presidenza però fu di valore, i rapporti internazionali proseguirono senza problemi anzi, grazie alla strategia del Presidente Berlusconi e George Bush jr, la Russia arrivò a sedersi al tavolo delle superpotenze da G7 al G8.
Diede valore e potere alla Chiesa Ortodossa facendosi amico ancor di più il popolo accrescendo potere, ed iniziò a modellare le leggi per garantirsi continuità.
Quando Poroshenko diventa Presidente dell’Ucraina e sposta l’asse politico verso l’Occidente ed iniziano richieste verso l’adesione all’Unione Europea e soprattutto alla Nato, Putin cambia volto, lascia che esca la vera identità e il suo sogno.
Inizia una strategia del singhiozzo, aperture e chiusure diplomatiche ed economiche, comprende che la potenza americana è fragile internamente, guarda ad Oriente e non più in Europa.
È consapevole di quanto l’Unione Europea sia poco unita ma soprattutto ne capisce di politica estera, si infila nel conflitto siriano, libico, si muove in Africa alla grande ma anche in alcuni Paesi del Sud America e porge la mano a Pechino.
Le fonti energetiche e materie prime fanno il resto. Con le modifiche alla Costituzione completa l’opera ed ora dichiara guerra ad uno Stato sovrano troppo pericoloso, dando le carte e dettando condizioni.
Europa e Stati Uniti imparino la lezione.
Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola,
a mezzogiorno.
…
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per non sentire.
…
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra
(Gianni Rodari)