Tenere a bada l’odio, sembra diventato un esercizio faticoso anche nel nostro Paese.
Lo possiamo percepire nelle grandi discussioni su temi sociali come, razzismo, immigrazione, ideologica politica, omosessualità, fino ad arrivare all’odio proclamato e veicolato in rete verso scomodi influencer o semplici esseri umani colpevoli di aver detto la loro.
Poi, c’è anche il senso di frustrazione provato nell’ascoltare sentenze impronunciabili o nel vedere criminali ed assassini a piede libero dopo poco tempo.
La somma di tutto questo porta dritta ad un sondaggio da poco concluso. Il 43% degli italiani è favorevole alla pena di morte, nel 2017 era il 37%.
L’esecuzione capitale è stata bandita nel nostro Paese nel 1947 ma abolita definitivamente solo 26 anni fa, nonostante non vi sia più stata un’esecuzione.
I garantisti affermano che il regime giudiziario, penitenziario, politico e mediatico si sia mangiato lo Stato di diritto, democratico, lo stato di coscienza sociale e umanità del popolo italiano sarà vero? La verità sta forse nel mezzo tra pena equa e pena capitale?
Nella tanto democratica America, chi uccide con intenzione non solo rischia un’ergastolo reale e incontrovertibile ma anche la pena di morte.
In Italia, vedi il Caso Vannini per citare il più controverso e seguito dall’opinione pubblica, ci è voluta la cassazione per dare dignità alle vittime altrimenti, assassino e suoi complici sarebbero rimasti impuniti o solo sfiorati dalla pena.
Siamo insomma, quasi alla metà del Paese favorevole alla pena capitale, allora penso che quarantacinque milioni di persone in questo Paese sono cattoliche e in questo 43% vi sia anche una parte di loro, le stesse che dovrebbero amare porgere l’altra guancia. Ipocrisia.
Eppure faccio fatica a credere che l’Italia, generosa, socievole, accogliente, furba ma non cattiva e autoritaria, possa essere comparata a Cina, Iran, Arabia Saudita, Iraq ed Egitto, Paesi dove giustiziare è cosa comune e la sete di vendetta appagata con l’estirpazione della vita.
Le due azioni che possono diserbare crescita e proliferazione dell’odio, sono una cultura del bene e giustizia incorruttibile, reale e determinata nell’osservanza delle pene inflitte.
Ve ne sarebbe una terza, il controllo dell’uso improprio dei social ma questo pare chiedere troppo.
Come diceva Victor Hugo … “facile essere buoni, difficile essere giusti”.