L’euforia per la notizia è durata poco, purtroppo. Da alcuni giorni, quotidiani, magazine e televisione non fanno altro che illustrarci quanto il nostro modo di far vita sociale, artistica, sportiva ecc, cambierà rispetto al passato.
Nelle tendenze settimanali, social e live, il verbo prenotare ha spiccato il volo, è il suo momento. Ha vissuto momenti d’oro ma d’ora innanzi, accanto a sopravvivere sarà quello più richiesto per “vivere un’apparente normalità”.
Ho pensato subito a quanto sarebbe stato bello, non dover far code, ascoltare gli affari altrui mentre chi ti segue o precede conversa al cellulare, fregandosene dell’altrui presenza, o ancora non dover attendere fuori affamato minuti infiniti prima di sedersi al tavolo di un ristorante.
Sì, credevo, perché tornato coi piedi per terra, ho ricordato di essere in Italia, Paese dove, con tutto il rispetto per questa Nazione, ogni cittadino ha le mani sporche della melma di piccole o grandi raccomandazioni che a volte, sfuggono in corruzione bella e buona.
In pratica, dalle stelle alle stalle. Mani veloci e magiche che spingono piccole banconote dentro le giacche dei PR, receptionist, e loro, i nuovi Dei terreni, gli addetti alle prenotazioni.
Passi il cliente fidelizzato, purché la cerchia non crei alla lunga uno sbarramento alla curiosità di nuovi clienti o turisti di passaggio, meno, cominciare ad accettare fuori listino mance sottobanco dai soliti benestanti.
Questi sono davvero bravi ma dove troviamo una categoria imbattibile nel blindare la prenotazione, sarà nell’amico dell’amico. Sono ovunque da nord a sud, in ogni Regione, Provincia o Comune, perfino nel piccolo paesino. Vogliamo fare un torto all’amico? Piuttosto morti.
E così, suggerisco di rispolverare le vecchie rubriche, i database di contatto anzi, fate delle schede per settore e ruolo, tenetele pronte, iniziate a mandare dei saluti a chi non sentite da tempo… tra poco, potreste averne bisogno per tornare a godervi la vita alla faccia degli asociali.