Da nord a sud, prosegue il diffondersi sottotraccia di decessi legati alle nostre strutture ospedaliere. Una anche oggi ad Agrigento. Oramai le morti non sono catalogabili per anagrafica, colpiscono dal neonato all’anziano. Numericamente irrilevante certo, ma qui parliamo di individui semplicemente ammalati, ricoverati e deceduti o ancor peggio, visitati, dimessi e poi deceduti.
A tutti sarà capitato di entrare in un pronto soccorso per un’emergenza. Senza discutere la struttura, il primo dato certo è il tempo di attesa, interminabile, soprattutto per un codice giallo. Le visite di rito? Ognuno si sarà fatto la propria opinione a riguardo, dall’afflusso giornaliero, ai turni in scadenza e, come per tutti, dall’umore della giornata.
Molte volte giustifichiamo il personale, perché sappiamo insufficiente, (la politica quando leva risorse non rispetta neppure la salute dei contribuenti), altre volte perché si tratta di tirocinanti alle prime armi, ma il dubbio, quando siamo squarciati dal dolore di aver perso qualcuno è sempre alla porta della coscienza. Negligenza, stanchezza, errore umano o davvero sopravvenute cause naturali a porre fine a vite innocenti?
Il risarcimento non sana una cicatrice indelebile in chi resta, ma darebbe giustizia. Basta però controllare le percentuali di cause vinte contro il baronato ospedaliero per piegare la testa e tenersi il dolore.