Assistiamo quotidianamente assuefatti, ad immagini, servizi e dossier sulla drammatica situazione di povertà in cui versano oramai moltissimi nostri concittadini e connazionali. E’ terrificante ascoltare la disperazione altrui dipinta come un quadro dell’orrore su volti di anziani, padri o madri di famiglia . Persone perbene che sotterrando “la vergogna dell’umiliazione pubblica” prestano la loro voce, i loro occhi spenti nel vuoto e le loro stanze ormai saccheggiate da società di recupero crediti o Equitalia, a programmi televisivi che rovistano nella miserabile condizione umana; non si comprende se questi canali lo facciano per impietosire o realmente prestare un pubblico servizio. Sono cittadini come tanti che per anni hanno pagato tasse, servizi, contributi e via discorrendo, ad uno Stato, ad una politica che nella stragrande maggioranza si è dimenticata o se ne frega di quello che sta avvenendo sotto gli occhi di tutti. Abbiamo trascorso mesi a vederli azzannare un voto per un referendum, nutrendo la speranza che poi qualcosa si muovesse… sogni… finito il referendum è iniziato il balletto delle elezioni anticipate : sì o no ? E poi le correnti, le sottocorrenti e le liti di partito, le lotte per leadership e avanti così. Non parliamo poi del tormentone Europa, Euro . Solo gli imbecilli, ma con la I maiuscola, non hanno ancora compreso che politiche di contenimento e di rigore hanno frantumato un sogno, un ideale che avrebbe valorizzato la condivisione di culture, economie e sviluppo. Italiani che mendicano alle prime luci dell’alba, che avanzano nelle code con dignità, per un pasto caldo nei luoghi ed associazioni ove abbonda la misericordia. Intanto c’è gente che muore, che rovista nei cassonetti dei rifiuti che alza il proprio grido di disperazione perché venga offerta un’occupazione, il solo elemento che garantisce dignità ad ogni essere umano. In altri Paesi un limite alla tolleranza, all’indifferenza di una classe politica che mi crea solo voltastomaco, avrebbe già provocato ribellioni civili o disobbedienza di massa in grado di riportare alla realtà questi signori . E tra loro, quelli che sentono la politica ancora come dovere del “servire, rappresentare” sono davvero una minoranza, schiacciata e fagocitata da quella macchina dell’interesse che protegge la restante massa di dirigenti incapaci. Basta gridare basta per sentirsi insultare come populista, basta andare controcorrente per venir emarginato. Tutto ciò è sbagliato e noi non dovremmo permetterlo. La speranza appartiene a tutti come pure il diritto ad una vita dignitosa. Sognare di volare alto per sé e per la propria famiglia è un dovere, in tempi di oscurantismo e pessimismo cosmico. Ma affinché le cose cambino è necessario credere che quell’io che tanto esaltiamo e proteggiamo sia un “noi”. La società è un “noi”, aspettare che siano sempre gli altri e non “io” a prendere iniziative o collaborare al cambiamento è un errore gravissimo che genera indifferenza ed aiuta a far prolificare una politica autocentrica, e cieca ai bisogni della collettività.
Comprendere ed agire. Ebbi la fortuna di incontrare a casa sua, in Francia, ed intervistare Stephane Hessel (autore ed ispiratore del movimento Indignados) ricordo di quei momenti due frasi con le quali, emblematicamente chiudo queste righe lasciando spazio alle singole riflessioni :
…Resistere significa rendersi conto che siamo circondati da cose scandalose che devono essere combattute con vigore. Significa rifiutare di lasciarsi andare a una situazione che potrebbe essere accettata come disgraziatamente definitiva …
Penso che lo scandalo maggiore sia quello economico: é quello delle diseguaglianze sociali, della giustapposizione di estrema ricchezza ed estrema povertà su un pianeta interconnesso. Non sta soltanto nell’esistenza di Paesi ricchi e Paesi poveri, ma nell’acuirsi del divario che esiste fra loro, in particolare negli ultimi 20 anni. Bisogna fare in modo che la giovane generazione prenda coscienza di questo fatto. Oggi è riflettendo, scrivendo, partecipando democraticamente che si può sperare di far evolvere intelligentemente le cose…
NON BASTA INDIGNARSI PER L’INGIUSTIZIA DEL MONDO, COME SE SI TRATTASSE DI UN VASTO PANORAMA… MOLTO CONCRETAMENTE, L’INGIUSTIZIA SI PRESENTA ALLA MIA PORTA, ADESSO, SUBITO.