New York. In queste ore di permanenza dentro la campagna elettorale che porterà un nuovo Presidente alla Casa Bianca, non son più tanto gli scandali giornalieri a sorprendere gli osservatori ma l’assetto d’attacco delle rispettive compagini : democratici e repubblicani. È’ incredibile leggere le cartelle stampa ufficiali sugli interventi dei due candidati negli Stati, quello che balza immediatamente agli occhi è la differenza strategica a poche ore dall’elezione. Se da una parte Hillary Clinton, in piena difficoltà, ha schierato una macchina da guerra che comprende i pezzi da novanta del partito, compreso il Presidente in carica che mai nella storia si è visto così impegnato a favore di un collega, Donald Trump si basta da solo. Così come è partito in primarie , convinto di essere lui il prescelto, infatti si è sbarazzato poco alla volta dei fantocci di partito, uno peggio dell’altro ed incapaci di fermare tanta carica, così arriva alla linea del traguardo, contando solo sulle sue idee populiste e arroganti ma capaci di catalizzare ovunque , gli scontenti, i disoccupati e giovani ribelli ad una politica sbagliata e corrotta. Seguendo i suoi interventi live attraverso le TV via cavo americane, traspare evidente quanto si senta forte, pregno di un’autostima irriverente ma soprattutto consapevole di un vento a favore che soffia sui sondaggi che contano. È’ impressionante vedere come i suoi sostenitori, lo acclamino interrompendolo in continuazione durante gli interventi. Come pure fa rabbrividire sapere che tra essi vi siano gruppi di estrema destra, portatori di ideali razzisti, xenofobi, omofobi per non dire altro. Che Presidente potrà essere un candidato simile sfuggito di mano ad un partito che aveva la vittoria in pugno e per mesi ha vissuto col timore di esser messo fuori gioco, con ricadute anche alla Camera e Senato? I democratici sono con l’acqua alla gola appoggiando una candidata, come ha detto il sindaco di New York De Blasio, indifendibile. Inseguono con masse di volontari le minoranze, cercando affannosamente di portare alle urne gli Afro americani ma soprattutto quei giovani che per la prima volta dagli anni ottanta saranno in un numero altissimo ad aver appena compiuto i diciotto anni. Entrambi i candidati sono sotto la soglia dei 270 grandi elettori e conquistare una fetta di loro significa contare su fattore decisivo per lo sprint finale. Il rischio , è che nel mondo i soggetti peggiori alla guida di Paesi iniziano ad essere tanti e legati da valori comuni… i peggiori … Tutto ciò negativo per una crescita ed un futuro fondato su etica e democrazia sociale.