Gesù Cristo ha detto cose grandi in modo così semplice che sembra non le abbia pensate, ma in modo così preciso che è chiaro che le ha pensate. Questa chiarezza e questa semplicità insieme sono ammirevoli.
È il pensiero di Blaise Pascal e trovo rifletta il pensiero dogmatico di Papa Francesco. Le righe che sto per scrivere ho la certezza , faranno storcere il naso a molti ma altrettanti ne condivideranno l‘opinione. Sono credente, cristiano e cattolico, praticante mutevole secondo età e purtroppo necessità. Ho avuto, come tanti, essendo nato nel secolo scorso e nel boom degli anni sessanta democristiani, una assidua frequentazione degli ambienti ecclesiastici per poi, col passare del tempo averne meno ma qualitativamente migliore. Come appassionato di comunicazione e storia vaticana, dal giorno del suo insediamento sul trono di Pietro, seguo l‘attività di questo Papa, come pure le azioni dell‘esercito catto–integralista sempre più agguerrito che ne critica le gesta. Da piccolo, osservando i primi banchi della maestosa chiesa del mio paese ho sempre avuto l’impressione che Dio privilegiasse i ricchi attraverso i suoi ministri terreni. Personalità istituzionali e professionali gareggiavano con consorti e figli a conquistare non solo le prime file ma anche la vicinanza alla tonaca dell‘arciprete. Abiti della domenica e gioielli e pellicce da esibire come status sociale, allora essere moglie o figlio di un avvocato, professore o anche semplice geometra faceva rango e mischiarsi con l‘operaio sbiadiva la scalata sociale. Un‘ipocrisia che solo chi l‘ha vissuta ne può cantare le gesta. Anche le messe etichettavano la cerchia sociale : quella delle sette e delle nove erano per casalinghe mogli di operai o anziane donne zitelle, quella delle dieci per i ragazzi e quella delle undici, la classica messa cantata era destinata all‘elite, e celebrata dallo stesso arciprete in pompa magna. A un bambino attento non poteva sfuggire questo spettacolo degradante soprattutto ad uno che aveva già nel DNA il senso di giustizia e di eguaglianza, questo, non solo di fronte alla legge ma come credente di fronte al proprio Dio. Appresi con facilità che quella cerchia dei primi banchi considerava la vicinanza alla tonaca un potere acquisito e con esso l‘appartenere ad una casta protetta. Se volevi trovare un posto di lavoro dovevi avere il certificato di buona condotta rilasciato dal parroco e non dovevi farti trovare a chiaccherare con i “Rossi” così chiamavano i comunisti mangia bambini. Ma non scrivo qui per entrare in queste che sono fotografie sociali del periodo, quel che voglio arrivare ad esprimere e‘ il senso di smarrimento, rabbia e cattiveria che questa casta integralista nutre interiormente da quando Papa Francesco è salito al soglio pontificio. Sin dalle sue prime uscite, questi signori che si auto definiscono i possessori della verità assoluta, hanno iniziato a storcere il naso… Prima sommessamente, cosa che hanno insita nel DNA e poi pian piano sempre più in modo minaccioso e infamante. Vi invito a leggere uno dei tanti articoli di Antonio Socci per comprendere a che punto siano arrivati gli insulti. Per la prima volta da quando sono nato, e di papi ne ho visti ben sei, vedo un Papa –uomo, un Papa che volge lo sguardo agli ultimi banchi della chiesa dove sono raccolte persone vestite per quello che sono e non quello che voglio essere, un Papa che usa le parole di un parroco–pastore, uno che non ha timore a dire pubblicamente che Gesù è vicino agli ultimi della scala, uno che snobba la forma, non ama stringere mani di politici corrotti e viziati ma predilige quelle sporche e callose di chi è stato meno fortunato nella vita. Vedo già lo sdegno di certi lettori … “Io ero senza nulla e mi son fatto, che si rimbocchino le maniche come ho fatto io … ” Retorica, peccato impraticabile nei sobborghi africani, sud americani, cinesi o moscoviti siriani ecc.. Un uomo fatto Papa che sfidando la casta più potente del mondo, decide di non occupare i palazzi apostolici ma vivere in cinquanta metri quadrati e pranzare con gente comune. Che umiliazione per i potenti , ricchi e socialmente VIP di questa terra ma soprattutto di questa Italia, non assistere a benedizioni private e speciali , non poter genuflettersi con selfie che li ritraggono mentre baciano l’anello e incorniciando poi il ricordo nei loro imbiancati studi, uffici o camere da letto. Grande questo Papa che ha riavvicinato i non credenti, ha riacceso interesse con la parola di Cristo, quello degli ultimi, nei giovani pigri di fede e l’ha fatto nella maniera più semplice …con il solo esempio. È’ quella la chiave di volta, il buon esempio, quello tristemente sepolto nelle favole di Hanns Cristian Handersen e cancellato da arroganza, corruzione, abuso di potere e parola, di generazioni che occupando abusivamente i primi banchi di Chiese classiste sovvertirono regole, strappato le migliori pagine del Vangelo o sbianchettato le nozioni più significative, hanno ucciso i valori cristiani, quelli per cui il nostro Cristo e’ morto lasciandone esempio di vita. Un Papa esercita la sua professione ed io, posso anche non condividerne opinioni e pensieri talune volte ma quando, rivolgendosi ai fedeli dice “pregate per me” comprendo profondamente, e il pensiero torna a quei volti compassati e posticci dei primi banchi della chiesa… Sorrido e prego, prego per te Francesco, grande in mezzo agli ultimi .