QUANDO I SENZATETTO “DISTURBANO LA VISTA”, DAL N°14 DI PENSIERI SENZA TETTO
30 marzo 2012 | Luigi Comacchio
Erano le sette del mattino; la maggior parte di noi stava dormendo, alcuni si erano già svegliati e se ne erano andati, non prima di aver messo in ordine lo spazio, raccolto i propri averi, piegate le coperte e messe in un angolo. Siamo stati svegliati dalla PolFer, la polizia ferroviaria, dai cinofili e dalla polizia. Ci hanno chiesto i documenti, siamo stati invitati a prendere lo stretto necessario e a radunarci lungo la discesa che porta ai binari morti. Mi sono sentita messa in un recinto, come si fa con un gregge di animali. Ci hanno trattenuti lì fino alle 10, il tempo per redigere il verbale e fare ad ognuno una multa da 516 euro che, chi non può pagare – perché se dormi in strada, evidentemente, 500 euro non li hai- si vedrà detrarre, un giorno, da futuri stipendi o pensioni. Quando gli abbiamo chiesto se potevamo prendere almeno le nostre coperte, ci hanno risposto “Ve le diamo dopo, non vi preoccupate”. E invece le hanno buttate, e insieme a loro tutti i nostri averi. Io avevo uno zaino con dei referti di esami medici, il ricambio dei vestiti… tutto finito nella spazzatura! Forse loro non capiscono quanto valgano per noi quelle coperte. È difficile ottenerne di nuove perché la maggior parte sono state date durante l’emergenza freddo e i servizi assistenziali non ne hanno abbastanza per tutti. Ma questo problema non li tocca minimamente, infatti sapete cosa mi ha detto una poliziotta? “Beh, tanto ormai non fa più freddo”, è arrivata la primavera. Questa donna, come chi ha ordinato lo sgombero, non conosce che cosa vuol dire dormire fuori, sulla strada, su un pavimento di cemento, con l’unica protezione data dai cartoni. Inoltre, la polizia ferroviaria sapeva da molto tempo che dormivamo in quello spazio. Per un breve periodo, una ventina di giorni, Trenitalia ci aveva concesso una stanza inutilizzata all’interno della stazione, aperta dalle 20 fino alle 5 del mattino, coperta e riscaldata, in cui potevano trovare ristoro una decina di persone. Ma dopo che dei vandali hanno causato dei danni ai bagni che lasciavano aperti per noi, non hanno rinnovato il permesso di stare lì. A seguito di questa chiusura, la PolFer ci vedeva andare al binario ogni sera, a volte ce lo chiedeva anche, “andate laggiù?”. Se ci avessero detto di andar via, l’avremmo fatto ma c’era un tacito accordo che magicamente una mattina hanno deciso di far scomparire. Ci siamo sentiti presi in giro, è stata una messinscena senza preavviso di cui sinceramente, non ne capisco il fine. Ciò che più mi ha dato fastidio di questa farsa, è stata la presenza di giornalisti e delle telecamere autorizzati a stare là dalla polizia. Noi non siamo fenomeni da baraccone. Siamo persone, individui, brava gente che non fa male a nessuno ma forse qualcuno si è dimenticato che anche noi siamo degni di avere almeno della privacy. Noi questa vita non l’abbiamo scelta. Non siamo romantici clochard in cerca di una vita libera, noi qua ci siamo finiti perché non avevamo altro posto dove andare. Quel luogo lungo i binari era per noi una “cuccia”, uno spazio dove riposare qualche ora. Lungi da me considerato casa mia! Casa mia ha quattro mura, un tetto, una porta, casa mia è un luogo sicuro, mentre qui devi dormire con il bastone a portata di mano nel caso qualcuno venga a portarci via quel poco che ci è rimasto.E ora che facciamo? Beh… ricominciamo da capo! Cerchiamo altre coperte e un nuovo angolo dimenticato dove non dare fastidio agli occhi della gente, dove poterci sdraiare quando ormai gli occhi non ce la fanno più a stare aperti. Tutto ciò che desideriamo è una stanza dove poterci riposare e lavare, dove poter lasciare le nostre cose senza la paura che ci vengano rubate, un luogo da dove iniziare la giornata per cercare qualcosa di meglio. Ad esempio, io sono una sarta, se avessi una stanza potrei recuperare la mia macchina da cucire e mettermi al lavoro. Abbiamo bisogno di una mano da parte dei servizi, un aiuto che ci dia la possibilità di riscattarci, che ci metta nelle condizioni di poter trovare un lavoro perchè noi, paura di fare fatica, non ne abbiamo. L’unica paura che ci accompagna ogni notte è quella di vivere ai margini di una città che non ci vuole vedere, ne tanto meno sentire.
E tu… che fai quando i tuoi occhi incrociano un senzatetto, di quale società fai parte ?
-Antonia e Cesare-
E’ un argomento interessante questo, protesi sempre tra un giusto e un sbagliato. In una società perfetta bisogna implementare servizi di aiuto agli indigenti, senza tetto e via dicendo attraverso case e mense per poveri e programmi di inserimento sociali. Ma la società è talmente allo sbando e in decadenza che sono problemi che sfuggono alle autorità. Qual è il senso di aver dato multe così salate a chi si sa non le può pagare? Qual è il senso di prendersela sempre con chi è il disagiato sociale o con chi è più debole? Manca il senso di integrazione, di unità…
Grazie per la condivisione Bruno! Un caro saluto!
Andrea
Ciao Andrea ! Sempre un piacere ritrovarti. Vado un pò a rilento perché sono in fase di nuovo spostamento, terminato anche il ciclo Verona. Viaggiando, trovo che il tema sociale è tera di nessuno un pò ovunque nel mondo e anziché il progresso aver incrementato l’aiuto al disagio magari anche con una specifica riabilitazione, ne ha pressochè peggiorato lo stato. Desolante. Concordo col tuo pensiero, orami problemi sui quali si sorvola. Scrissi un romanzo nel 2000 proprio su questo tema e conosco da vicino questo mondo, oggi sempre più emarginato. Ti auguro buon weekend e chissà che un giorno ci si possa conoscere magari davanti ad un aperitivo . Quando si incontra qualcuno che esula dalla mediocrità si ha sempre da imparare e la conoscenza, il confronto è sempre confortante e di stimolo a migliorarsi. Grazie Andrea ! A presto Bruno
Ciao Bruno, grazie a te. Ammetto che ignoravo (o non ricordavo) che avessi scritto un romanzo, ma cercherò di recuperarlo al più presto! E contestualmente farebbe un estremo piacere anche a me poter scambiare quattro chiacchiere dal vivo. Se ti ringrazio per le parole con cui mi descrivi (e i gesti di condivisione), sappi che anch’io sono molto contento di averti conosciuto e vedo una bella sensibilità e attenzione a molte tematiche interessanti. Insomma un incontro sarebbe bello per accrescersi tanto culturalmente quanto umanamente 🙂 Facciamo così, se sarai di passaggio a Genova, sono ben lieto di aspettarti 🙂 Un carissimo saluto!
Andrea
Grazie Andrea ! Non mancherò sarebbe solo che un piacere. Buona serata.
PS. Io trovo davvero interessante e bello il tuo blog, per questo ritengo con piacere di promuoverlo tra i miei contatti, se questo dovesse crearti fastidio , non esitare a dirmelo e ridimensiono. La franchezza è un elemento importante per un sincero rapporto di conoscenza e amicizia.
Franchezza prima di tutto, anche in questo mi trovi assolutamente d’accordo con te Bruno! Assolutamente nessun fastidio, al contrario un bel gesto che per me vale molto e ti ringrazio per questa condivisione 🙂
Splendida serata Bruno 🙂
Rispondere alla tua domanda non è facile. Ho vergogna a dirlo. Pensare agli homeless mi rende triste, ma poi quando li incontro, purtroppo, guardo da un’altra parte perché mi fanno una pena infinita.
Nicola
Ciao Nicola, ti ringrazio della sincerità ma credimi è la reazione che a volte inconsapevolmente ognuno di noi ha.
Buona giornata a te
Bruno