“Come tutti i giorni, l’11 settembre ero al lavoro con il mio partner, Sirius, un cane addestrato a rilevare esplosivi. Controllavamo gli autocarri in ingresso al WTC, un compito importante, visto quello che era accaduto nel 1993.
Avevo appena finito di controllare un bel po’ di veicoli, ed ero rientrato nel mio ufficio per sbrigare alcune pratiche e fare colazione.
Alle 08.45, tutto cambiò.
Mi trovavo alla base del WTC2, quando sentii l’impatto del primo aereo che colpiva la Torre Nord. Misi al sicuro il mio partner nella sua cuccia, e gli dissi che dovevo andare ad aiutare quella gente. Era un cane specializzato nella ricerca di esplosivi, non un cane soccorritore, e immaginai che sarebbe stato al sicuro lì, mentre io andavo a prestare la mia assistenza.
Purtroppo, quella fu l’ultima volta che lo vidi.
Stavo aiutando la gente ad allontanarsi usando la Scala A man mano che uscivano fuori dall’edificio. I rottami stavano cadendo sulla piazza. Qualcuno urlò che c’era un corpo umano fuori sulla piazza. Mi avvicinai per controllare, e mi accinsi a darne comunicazione via radio.
Appena lo feci, un altro corpo umano cadde a circa 10 piedi dal primo.
A quel punto decisi di salire sull’edificio per aiutare la gente prima che iniziasse a buttarsi di sotto.
Salii, e dicevo alla gente di scendere giù, che stare giù era meglio. Ricordo che incontrai gente nelle stesse condizioni del sig. Waizer (un altro testimone), ustionati che chiedevano aiuto.
Quello che feci fu di mettere queste persone nelle mani di altre persone che erano in buone condizioni fisiche, affinchè le portassero giù.
Pensai che la cosa migliore da fare era salire ancora più in alto e aiutare le persone a scendere lungo le scale.
E mentre iniziavo a guidare la gente verso il basso, sentii un’altra esplosione sul lato sinistro, e vidi dalle finestre una pioggia di fuoco che veniva giù facendo esplodere i vetri delle finestre al 44th piano.
Fortunatamente, io mi trovavo giusto in mezzo, non fui bruciato, ma fui scagliato a terra dallo spostamento d’aria.
L’edificio iniziò a tremare.
Mentre scendevamo, controllavo che i piani fossero stati abbandonati, prendendo la gente rimasta indietro, che stava aspettando. Molti di essi erano handicappati, anziani, accompagnavano disabili, ma a quel punto non si poteva più aspettare. Bisognava andare.
Arrivammo intorno al 35th piano, da quelle parti.
Non ricordo bene quand’è che sentii l’edificio tremare.
Pensai con certezza che l’edificio in cui mi trovavo stava collassando.
Tremò e si fermò.
In quell’istante sentii per radio qualcosa che non scorderò mai: “La Torre Due è crollata, tutte le unità devono evacuare la Torre Uno”.
Mentre scendevamo, iniziammo a perdere energia nella Torre Uno. Le luci andavano e venivano.
Giunsi al quinto piano, e l’ incontrai Josephine Harris. Josephine era un’impiegata della Porth Authority, aveva camminato giù per 72 piani, aveva un problema alla gamba e non riusciva ad andare oltre.
Presi Josephine per un braccio, il pompiere Tommy Falco la prese per l’altro braccio, dietro di noi c’era Billy Butler, e iniziammo a scendere.
Scendemmo ancora un piano, quando l’edificio cominciò a venire giù.
Capii che stava andando giù, perchè l’altro era già andato giù.
A quel punto sapevo che stava crollando.
Tutto ciò che pensai, fu di cercare di proteggere Josephine dalle macerie.
Così io e Tommy le facemmo scudo, e iniziò a crollare.
Potevi sentire il vento causato dallo schiacciamento dei piani che venivano compressi nell’edificio, e potevi sentirne il suono.
Era come quello di una locomotiva, o di una valanga.
Potevi sentire il suono dei piani che si schiacciavano come frittelle, uno sull’altro mentre collassavano.
Come sappiamo, collassarono dritti giù.
E mentre cadevano e cadevano, io pensai alla mia famiglia, a mia moglie, ai miei figli.
Scusatemi.
Sperai che essi avrebbero approvato ciò che avevo fatto.
Quando le macerie smisero di cadere, pensai che ero morto.
Ma sentii una voce.
Non potevamo vederci.
Era tutto buio.
Non potevamo respirare, cercammo di respirare attraverso le nostre magliette.
Ma eravamo interi. Eravamo vivi.
Vedemmo una luce sopra le scale del sesto piano e pensammo che al sesto piano c’era ancora energia elettrica e quindi era ancora integro, almeno in parte, e potevamo sostare lì.
Ma quando quella luce si fece strada, vedemmo che quella luce era il sole.
Ci trovavamo praticamente sopra quello che era rimasto del WTC.
Se disegnate una cannuccia su una frittella… noi eravamo in quella cannuccia.
Per tutti gli ingegneri e gli altri che hanno cercato di capire questa cosa, non c’è alcuna spiegazione al fatto che io ora stia qui seduto a raccontarvi tutto ciò.
Fu solo un piccolo spezzone di scala, che andava dal sesto al primo piano, danneggiato, ma ancora in piedi, a mantenerci vivi, a proteggerci.
Testimonianza di David Lim, poliziotto della Port Authority di New York, con 23 anni di servizio. Assegnato al servizio di vigilanza presso la Torre Sud, con il suo cane anti-esplosivi, un cane di nome Sirius.
Fonte: American Radio Works
Ricordo ancora quel giorno: era appena terminato il mio primo giorno della seconda media. Troppo piccolo per capire esattamente cosa stava succedendo in televisione, che quelle immagini non erano l’ennesimo film, ma pura realtà. Una pagina di storia che ho vissuto con i miei occhi. Grazie per aver condiviso questa testimonianza, mi ha emozionato. Per non dimenticare. Un carissimo saluto
Grazie a te Andrea. Io ero in Italia e vidi sulla home page di repubblica un piccolo riquadro con l’immagine della prima torre a fuoco e pensai stupidamente fosse il promo di un nuovo game della playstation fino a quando venni chiamato dalle mie colleghe al piano superiore , appena seppi che il Presidente USA era sull’AirForce One , conoscendo per lavoro i codici , fu come se un violento pugno allo stomaco mi prese… e poi il resto prese il sopravvento quelle immagini sono ancora con ne come pure la commozione nel visitare il memorial center che era a fianco i cantieri di ricostruzione. Esatto Andrea… per non dimenticare.Violenza inaudita e inumana. Ti auguro buona domenica . Un salutone da Verona
una tristezza infinita e rabbia e senso d’impotenza e paura. mai dimenticare, mai non indurre a fare il possibile perchè non accadano più violenze inaudite e inumane. grazie
Grazie a te per il commento. Atrocità che risucchiano l’umanità di ogni individuo in abominevole violenza.
Se non lo hai già letto, ti consiglio caldamente il romanzo di Jonathan Safran Foer: “Molto forte, incredibilmente vicino”. Parla di un bambino che ha perso il padre l’11 Settembre.
Illuminante, tenero, avvincente.
Nicola
Ciao Nicola ! Grazie del suggerimento . Lo farò sicuramente. Grazie davvero. Buona domenica.
Bruno
Splendide article, une fois de plus
Thank you ! Have a nice day. 🙂