Arrangiatevi!

Da qualche mese, parlando con persone comuni o amici, un argomento ha attratto la mia attenzione: le pubblicità sociali, ovvero quella forma di pubblicità che sfrutta le proprie caratteristiche principali con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica su problematiche di carattere morale e civile che riguardano l’intera comunità.

A parte ‘Pubblicità Progresso’, le altre stimolano a effettuare una donazione responsabilizzando sul contributo sociale che ognuno di noi potrebbe offrire. Alcuni canali televisivi, in particolare, hanno scelto di concedere molto spazio all’interno dei loro break pubblicitari; ma in molti casi, come potrebbe testimoniarlo un sondaggio, questo martellamento di spot provoca reazioni contrarie e apre due fronti di discussione.

Il primo è attinente alla sensazione di disagio provocata dalle immagini di sofferenza e dolore dei testimonial e delle loro famiglie, disabili, persone affette da malattie rare, anziani in solitudine, senza casa, ecc. 

Tutto ciò che viene mostrato in tv e nei social è bello, artefatto, ipocritamente sospinto verso un concetto di perfezione che provoca un’indiretta competizione. Siamo più motivati ​​ad andare in un luogo, location, teatro o concerto per mostrare d’esserci che per goderci l’emozione di aver vissuto quell’esperienza. 

Tutto ciò che non attiene a questa tipologia di proposta fa solo aumentare una repulsione oggettiva, giustificata dai molti problemi quotidiani o tragedie che ogni persona ‘normale’ affronta. Un’avversione istintiva riscontrabile anche di fronte ad immagini di morte e disperazione diffusa dai media tra una pubblicità di tampax o un reality di fancazzisti. Restiamo di fronte a ciò che ci viene proposto con lo stesso grado di indifferenza. 

Il secondo fronte riguarda il ‘chi deve’ sostenere la ricerca e l’aiuto verso questo tipo di malattie, le associazioni che se ne occupano e le famiglie che vivono il dramma. Molti sostengono che questo competa allo Stato, l’istituzione che già raccoglie attraverso le nostre tasse, fondi che potrebbero essere destinati a importanti problemi sociali e che coinvolgono una nutrita fetta di popolazione. 

Non si discute l’importanza della forma di contributo volontaria, i filantropi sono un elemento indispensabile al raggiungimento di obiettivi ambiziosi, soprattutto nell’ambito della ricerca, ma l’accanimento nel voler sollecitare forme di donazione dal privato andrebbe dosato.

In tutto ciò, però, resta solo il disagio reale, quello vissuto dalle vittime e dalle loro famiglie e il nostro, di appartenenza a un Paese che preferisce voltare la faccia davanti all’avvilente realtà.”

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