Per le prossime sere di maggio, da sempre sinonimo di socialità, allegria e predisposizione umorale alla bella stagione estiva, la Rai porterà nelle case dei suoi abbonati un nuovo format televisivo dal nome “l’acchiappa talenti”. Quest’ultino, inutile a dirsi, è composto dalla sempreverde Milly Carlucci e da artisti che oramai dentro gli studi televisivi hanno il domicilio coatto.
Nel concreto si tratta dell’ennesimo contenitore in grado di creare opportunità ad artisti sconosciuti o raccomandati per qualche ora di celebrità. Il Festival degli sconosciuti di Ariccia di Rita Pavone e Teddy Reno degli anni’60 nonno dei vari XFactor, Italia’s Got Talent, The Voice ecc, oggi vivrebbe un nuovo successo.
La televisione generalista è davvero alla canna del gas ma. lo scrivo da esperto di media, non lo è solo quella italiana. La consuetudine di chi si occupa di palinsesti, dovendo servire due padroni, pubblicità e budget, è quella di semplificare, generalizzare valorizzando superficialità e ripetitività.
Il Talk, da spazio per divulgazione e confronto è divenuto il mercato della parola, della rissa verbale, dove i partiti amici degli editori detengono le chiavi di casa ammettendo solo ospiti graditi. I reality, i talent e i quiz, sono costruiti con la falsa finalità sociale di creare opportunità per le migliaia di signor nessuno e far cassa con poca spesa.
Questi format hanno come protagonisti soggetti che per ambizione economica o di ego tentano la svolta della vita, ignari però, che molte volte dietro l’apparente e temporaneo successo vi sia un dirupo.
Se è vero che gli autori bravi costano e ne servono diversi per creare un programma di contenuti e valore, allora possiamo dedurre che a scarsità di budget si mettano a contratto dei mediocri oppure, anche i migliori soccombono dinnanzi alle regole d’ingaggio che prevedono sceneggiature a percorso prestabilito.
Mediaset ha dato il benservito a Barbara D’Urso, promuovendo che sarebbe stata una svolta riportando il livello dei programmi a contenuti se non culturali ma almeno di vero interesse, ad oggi, una semplice farsa del marketing per azionisti e pubblicitari.
La verità è che tutto è già stato inventato e la sperimentazione non paga perché l’anziano pubblico della tv generalista ama il moto perpetuo di personaggi divenuti di famiglia, come il gatto sul divano che rincuora e quando non c’è lo si cerca.
Il guaio è, che anche le piattaforme private e preferite dai giovani sembrano contaminarsi dell’antica televisione, forse meglio leggere un buon libro e mettere un’annuncio “a.a.a.autori cercasi.”