In Assia, una delle Regioni della Germania centrale, il tribunale ha negato l’autorizzazione all’apertura domenicale e festiva di una catena di supermercati, seppur completamente automatizzati. In quel Paese gran parte della rete di vendita tiene le serrande abbassate la domenica e questo per tutelare il riposo dei dipendenti, compresa la quiete familiare.
In Italia al contrario, si spinge per l’apertura il più possibile prolungata dei centri commerciali e moltissimi negozi restano aperti anche la domenica. Raramente appoggio decisioni conservatrici ma quando sono supportate da buon senso e spirito etico-sociale le applaudo.
La verità, quella reale e profondamente sentita, è che siamo tutti molto stanchi di questo dover correre e gestire in multitasking molte, troppe attività solo perché imposte da una società protesa al denaro e al superfluo.
Ho vissuto per un anno a Berlino e dopo le prime volte in cui avvertivo smarrimento nel provare desiderio di qualcosa nel giorno festivo e non poterlo acquistare, neppure nella centralissima Friedrichstraße, mi sono abituato.
Quella diversità mi ha permesso di rallentare nel vero senso del verbo, ho iniziato a rendermi conto che la domenica le persone in giro erano serene, passeggiavano senza correre, avevano il tempo di osservare con altro sguardo tutto ciò che li circondava senza lo stress di arrivare prima delle chiusure e sgomitare per provarsi un jeans. Una sensazione bellissima credetemi!
Chi dissente avanzerà le scusanti del non aver tempo in settimana per fare shopping o la spesa, pur trovandolo però per andare a cinema, pub o palestre.
La chiave di volta si chiama organizzazione. Cosa facciamo quando sappiamo che non troveremo carburante per uno sciopero? Facciamo il pieno il giorno prima.
Queste sono decisioni impopolari che richiedono coraggio ma sono ad alto contenuto di valore sociale, l’uomo non può solo essere ridotto a mezzo di consumismo, è necessario in certi campi che ne tutelano il benessere, fare un passo indietro.
Davvero possiamo credere che i milionari proprietari di catene di supermercati possano sentirsi penalizzati da un giorno di chiusura settimanale? O che i negozianti arrivino alla chiusura?
Escludendo i negozi di souvenir nei centri storici delle nostre grandi città d’arte per ovvi motivi turistici, chiudere la domenica sarebbe una saggia decisione umanistica, oggi sempre più ricercata nel materialismo sociale.