Gli anni ‘70 non furono solo austerity, un ricordo sbiadito che torna a riaffacciarsi ai giorni nostri ma anche l’avvento della radiofonia privata. La forza della libera espressione di musica e pensiero sgretolava il monolite della radio di Stato. Una massa impetuosa di iniziative imprenditoriali e di volontariato in grado di dare colore al grigio istituzionale delle onde medie.
Non servivano open space o capannoni, semplicemente piccoli locali, addirittura garage o soffitte, contava l’entusiasmo, la passione per la musica e la tecnologia. L’emittenza privata fu una piccola rivoluzione culturale, l’ingessatura della classica conduzione, lasciava spazio ad improvvisazione, commenti e discussioni ma il cambiamento più importante lo fece la partecipazione diretta degli ascoltatori in vari programmi di intrattenimento, quiz o dedica dei vari palinsesti.
I giovani finalmente ascoltavano da subito i loro pezzi e artisti preferiti dopo l’uscita del vinile anziché aspettare intermezzi in noiose trasmissioni. Una vittoria anche contro una rigida e subdola censura in grado di silenziare cantautori come Battisti, Paoli, De André, Guccini per citarne alcuni i cui brani venivano omessi durante l’intramontabile Hit Parade di Lelio Luttazzi.
Più che le città, quello che colpì in tutto ciò, fu il fermento e l’attività delle piccole provincie del Paese, da nord a sud le emittenti sorgevano come funghi e avevano successo. In Lombardia, quel ramo del Lago di Como, Lecco e dintorni contribuì non poco alla crescita di questo fenomeno. L’intraprendenza di giovani imprenditori, commercianti e tecnici unita all’inconsapevole coraggio di ragazzi talentuosi di simpatia e comunicazione con bagaglio musicale, diede vita non solo a emittenti radiofoniche ma anche televisive.
Altrettanti giovani giornalisti poterono misurarsi sul campo, supportare e coordinare vere e proprie redazioni in grado di dare voce al territorio e alle sue genti. Esperimenti che di lì a poco, divennero vere e proprie attività imprenditoriali e di servizio pubblico apprezzate, supportate e condivise dalla gente divenuta oramai un tutt’uno con l’emittente e i suoi protagonisti. Molti di loro negli anni a venire divennero professionisti altri, pur cambiando attività restano ancora oggi con quella passione nel cuore.
Ogni boomers lecchese ha un ricordo vivido di quegli anni, dei pomeriggi e le sere passate in camera con la radio accesa, come pure le signore intente nei lavori di casa ascoltavano, ridevano e telefonavano ai loro beniamini in radio. I figli millenials hanno sentito molte volte i racconti dei genitori, hanno conosciuto il loro entusiasmo intravedendo quella follia inaspettata nascosta dalla semplice passione per le radio e le tv locali di quegli anni.
Molti ricordano ancora il timbro della voce, i volti, nomi e cognomi e persino l’attacco dei saluti ad inizio trasmissione. Possiamo affermare che tutto questo fu più di un semplice fenomeno di costume, fu un momento di storia locale che stenterà a sbiadire, proprio grazie al passaparola, ai documenti e alle testimonianze ancora vive.
Nel documentario “Lake Sharks – Storie di Radio e Tv Lecchesi”, Il giovane regista e documentarista Andrea Gianviti e il team, attraverso un meticoloso lavoro, ha saputo dare un contributo prezioso alla città di Lecco e agli altri Comuni del territorio protagonisti di questa storia. Ha reso memorabile e visibile un patrimonio che consideriamo oggi pubblico.
L’impegno, la dedizione e la passione che diedero vita ad un prodotto straordinario, vedono il contributo di centinaia di migliaia di ascoltatori e telespettatori di allora, ecco perché tutto questo appartiene a tutti, ad ogni singola comunità. I reperti audio e video archiviati, quanto foto, articoli ed altro raccolti, sono testimonianze visive di quel lavoro e quel successo.
La città di Lecco dovrebbe essere orgogliosa di un lavoro che va oltre il semplice prodotto di creatività intellettuale perché questo è un prodotto storico, socio culturale di cui potranno in seguito usufruire scuole, associazioni e comune stesso. Un documento disponibile a chiunque voglia conoscere o approfondire un fenomeno socio-economico culturale di quegli anni che ha portato il nome della città e del territorio oltre i confini locali fino ad occupare un posto di rilevo nella produzione radiotelevisiva nazionale.
È suggestivo quanto importante che nuove generazioni abbiano voluto fotografare immortalando un momento storico che non gli appartiene ma significativa è la volontà di farne tesoro, carpire la forza della motivazione e unione che al di là del business accomunava i ragazzi di allora verso un traguardo più grande di loro.
È proprio l’incoscienza e la poca consapevolezza a voler essere studiata e a fungere da leva per giovani di oggi ripiegati da mille difficoltà e scarse opportunità, forse in questo documentario troveranno la chiave per agire e credere in un futuro migliore.
Chiudo questo pensiero rivolgendomi agli imprenditori, commercianti e istituzioni locali affinché comprendano con spirito costruttivo il valore di questo prodotto multimediale e come gli ascoltatori e telespettatori di quegli anni, lo sentano proprio e mezzo di appartenenza alla comunità sostenendo così in piccola parte i costi di produzione.
Bei ricordi, gli impegni, i sacrifici, vivere la comunità delle radio da dentro ha formato decine e decine di persone.
Accomunati dalla passione vivevamo gli eventi in relazione a quanto si avrebbe poi fatto dietro al microfono, ogni piccola cosa era lo spunto per nuove idee, per ulteriori esperienze e tutto girava attorno a lei ……… la radio privata (così all’epoca veniva definita) ma per noi era grande GRANDE come la piu grande di tutte.
Grazie dierttore anche per i tuoi consigli e suggerimenti, per le tirate d’orecchie e i predicozzi, tutto era ed è stato utile non solo professionalmente ma soprattutto umanamente, questo è il bagaglio che mi porto dietro da quelle esperienze iniziate dietro ad un microfono scrauso due giradischi di plastica economica ed un mixer gracchiante.
Marco