La prevista figuraccia dell’esclusione di Roma da Expo 2030, focalizza l’attenzione del dibattito politico sulle possibili colpe, negligenze ed incapacità dell’attuale compagine governativa, dimenticandosi di quanto demotivati furono i predecessori nel porre una candidatura vissuta come rivincita allo sfumato fasto olimpionico.
Come Spider Man tende fili e vi si aggrappa a sostegno, così altri avviliti protagonisti puntano il dito sull’ammaliare del profumo dei soldi sauditi e di presunti illeciti nella compravendita voti.
Di fronte a tutto ciò, preferisco invece sintetizzare una personale analisi sull’attuale momento storico ricavandone proposte.
Appare oramai chiaro come non solo esista, ma celebri potere, un nuovo assetto geopolitico e geoeconomico, parlo dell’asse Cina-Russia-Iran, oltre i simpatizzanti Paesi alla loro ombra.
Altrettanto chiaro, quanto alla luce dei recenti conflitti, crisi economiche, energetiche e strategico politiche, l’Unione Europea si materializzi debole, divisa e inconsistente.
Comprendere le logiche strategiche, finanziarie e di gestione del potere su scala mondiale diventa sempre più, non solo complesso ma difficile. Gestire una Nazione, rappresentarla ai tavoli che contano costruendo relazioni stabili, affidabili e costruttive avendo cura e lungimiranza di scegliere i migliori partner, quasi un’opera d’arte.
Credo che tutto ciò, debba far capire a noi come cittadini e società civile che esercita diritto di voto, quanto debba crescere il senso di valutazione sul soggetto politico candidato, a prescindere dal partito di appartenenza.
Servono figure di elevata competenza, cultura, e provata esperienza nei settori che gli saranno affidati. È arrivata l’ora di bandire sprovveduti, candidati di bandiera, parenti e amici improvvisati, tele tribuni mediatici la cui capacità di affabulazione congiunta ad una buona telegenìa camuffa il successivo dramma dell’inadeguatezza istituzionale. L’elenco di questi ultimi vent’anni è lungo a scriversi ma i risultati sono sotto gli occhi di ognuno.
Ci affidiamo alla coscienza dei media, se ancora ne hanno una, perché ci sottraggano in tempi di elezioni alla soap opera di gossip e scavino a fondo senza sconti, sulle capacità acquisite dei soggetti che ci rappresenteranno.
Impariamo a chiedere conto del loro operato, e quando l’inettitudine appare chiara, usiamo i social, riempiamo piazze, facciamo sentire la nostra voce smarcandoci dalla pura appartenenza politica, recuperando quel senso civico smarrito che ci ha spinti all’inconsistenza politico-istituzionale.