Esprimere un concetto che sfiori la sensibilità di vegani, animalisti o ambientalisti nei social, o in compagnia, sta diventando pericoloso quanto dissentire in un regime autoritario. Perché? Forse ha ragione il filosofo sloveno Zizek quando scrive:”Nelle libertà non ci sentiamo mai a nostro agio; più siamo liberi più dimoriamo nell’ansia”.
Siamo arrivati al perfetto contrapposto, dove umani attraverso espressioni d’odio e guerre perdono la ragione come animali braccati e affamati e attraverso l’umanizzazione degli stessi tentano un esercizio di redenzione.
Da settimane seguo non senza stupore, grazie ad un forte senso di umanità della comunità animalista, il caso di Hiro, il gatto sacro di Birmania di Nino Frassica scomparso a Spoleto, ormai star di social e quotidiani.
Hiro è un felino fortunatissimo, altri suoi simili scomparsi e accasati a comuni mortali al massimo avrebbero trovato posto in uno sgualcito foglio A4 appeso alla cassa di un supermercato, o alla pensilina di un autobus cittadino.
Provo affetto per il genere animale, ne ho sempre avuti, ma l’esagerata e smodata attenzione affettiva che osservo nella società odierna, cavalcata alla perfezione da un business famelico, sminuisce i miei sentimenti arrivando a volte a mortificarli.
Esaurite le crocchette vado in un megastore per animali ed entrando avverto l’identica sensazione di trovarmi alla Galeries Lafayette a Parigi.
Colori, scaffali, prodotti di ogni tipo presentati sensibilizzando al meglio ogni proprietario di bipede, rettile o quadrupede. Guinzagli e cappottini griffati, ciotole per acqua e cibo ergonomiche se non automatizzate con timer, giocattoli di ogni tipo, piccoli passeggini, cibi per cuccioli o anziani con ogni patologia, per obesi o con disfunzioni renali o cardiache, senza parlare di cucce e lettini, singole o matrimoniali, con scivolo, scaldaletto, a terra o versione attico.
Confesso di essermi sentito un senza cuore ma la domanda è: ”lo sono davvero? Sono diventato anaffettivo?”.
Posso dire che mi imbarazza vedere ciò che giudico eccesso senza colpevolizzarne quel tipo di proprietari o finisco alla gogna mediatica?
Cosa provo quando vedo dei composti per fare biscotti o torte di compleanno per animali tra gli scaffali? Candeline, alberelli di natale da mettere accanto alle cucce o scemenze simili?
Poi d’improvviso ricordo per associazione, che molti di questi acquirenti, sono gli stessi che chiedono istericamente di allontanare bambini da pizzerie, resort o spiagge.
Ripenso per un momento alle parole di Papa Francesco che causarono indignazione:” Le persone non sono migliori dei cani, e i cani non sono migliori delle persone. Quindi un cane non è e non deve essere un surrogato di un figlio.”
Mi sento sollevato nella mia temporanea incertezza e senza pudore affermo quanto abbia ragione, del resto come sempre, ho solo espresso un’opinione.