Forse c’è qualcosa che non comprendo o qualcuno è nei posti sbagliati.
Mentre il Primo Ministro Canadese Trudeau si dice preoccupato di come il Governo Meloni si occupi dei diritti LGBTQ+, dentro il Palazzo di vetro dell’Onu, organizzazione sempre più controversa ma forse solo assoggettata ai cambiamenti di potere nell’equilibrio globale, la Repubblica Islamica dell’Iran è stata eletta alla Presidenza del Forum Sociale del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite.
Il tema di quest’anno è la tecnologia e la promozione dei diritti. Direi un bel colpo per un Paese governato da un regime che dal 29 aprile scorso all’8 maggio ha impiccato sulla pubblica piazza almeno 118 persone, le ultime due la causa è l’uso dei social media a mezzo critico contro la religione.
Come non bastasse, il ministro del Lavoro del Qatar, dovrebbe assumere la presidenza della conferenza internazionale dell’organo di controllo dei diritti del lavoro dell’Onu, la nomina del Qatar a presidente della sua conferenza annuale di punta dovrebbe avvenire nonostante l’indagine della procura di Bruxelles su presunte corruzioni di legislatori dell’Ue da parte dello Stato del Golfo e nonostante il nome del Ministro sia emerso nell’indagine della polizia belga sul Qatargate.
Anche in Europa però vi sono comportamenti anomali che sempre più, devono far riflettere chi ci rappresenta nei luoghi deputati sullo sbilanciamento nelle ripartizioni di potere.
Che abbiano sempre comandato in pochi è un dato di fatto nonostante fossimo 27, ma la spregiudicatezza con cui Francia e Germania oggi si contendono l’asse economico-commerciale è spudoratamente marcato.
Dopo esserci persi per uno spareggio la sede dell’Agenzia Europea del Farmaco, scippata dagli olandesi, ora dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione, la sede per i brevetti industriali verrà suddivisa tra Parigi e Monaco di Baviera.
Penso allora alla nostra Milano, al Nord Italia, dove il tessuto industriale è colmo di attività, come Paese oggi siamo all’avanguardia nella chimica, nel food, nella farmaceutica e nell’innovazione energetica, e ancora una volta mi ripeto che qualcosa non funziona e che, chi rappresenta l’Italia ma anche l’Europa all’Onu dovrebbe riflettere sulle proprie capacità professionali.