Vivo momenti in cui mi sento una nota stonata in una sinfonia all’apparenza ben eseguita. Comunico molto ma ascolto ancor di più seguendo la saggezza di Plutarco e mi piace pormi domande sul domani imminente.
L’ultima che mi sono posto osservando genitori e figli, anche se io non ho titolo per giudicare, è questa: “Il rispetto è in via d’estinzione?
Immagino che molti se lo saranno chiesto stando accanto ad un tavolo di genitori e bambini o adolescenti in pizzeria, viaggiando su metropolitane o seduti in qualunque piazza italiana.
Non generalizzo ma indico una folta maggioranza di maleducati, giovani con l’abuso di confidenza, tendenza allo sproloquio infarcito di parolacce, volgarità e perfino offese.
Quel che reputo grave è che questo comportamento così spontaneo non è d’uso solo nel branco ma anche con il nucleo famigliare, coi genitori e perfino coi nonni.
Un progressivo svilimento del valore del rispetto che la storia pone come fondamento per la vitalità, crescita e continuazione della società civile. Qualcosa si è spezzato e chi doveva intervenire dapprima si è distratto poi assuefatto alla nuova barbara normalità.
La parola che accompagna la disobbedienza piano piano si trasforma in indifferenza per poi forgiarsi a potere costituito extra famiglia. I moderni castelli con ponte levatoio serrato sono le camerette, le armi, i deterrenti d’incomunicabilità sono i cellulari, i tablet e i pc.
Come in una videogame, acquisiti i poteri del super eroe, si passa alla seconda fase di attacco, quella che raggruppa scuola e insegnanti.
Quando sento un ragazzino dare della scema alla madre o mandare a quel paese il padre perché gli ha vietato qualcosa, penso che ai miei tempi avrei avuto la mascella gonfia dal ceffone che avrei subito se mi fossi permesso.
Genitori vittime allora? Non proprio.
Siamo molto attenti a idolatrare ed emulare il consumismo anglo americano, abbiamo imparato a porre come punto di riferimento società che vivono di competizione capitalistica, dove il possedere rende liberti e potenti, unici e serenamente egoisti.
Eppure vi sono due esempi distinti dove, in una il benessere economico e culturale e nella seconda la predominanza di indigenza, certi valori sono resi e rimaste roccaforti.
La cultura africana che poco ci interessa per pregiudizio, resta quella con il valore del rispetto della famiglia più elevato, come pure quella giapponese. I figli sin da piccoli vengono cresciuti con l’abitudine alla collaborazione e all’assoluto rispetto di genitori e anziani.
I figli africani attorno ai 14 anni cercano un lavoro perché oltre ad auto sostenersi hanno il dovere di prendersi cura dei genitori e di concorrere al sostentamento dei membri più piccoli o anziani della famiglia, questo anche quando se ne sono distaccati.
I cittadini giapponesi sono molto ligi alle regole e ai doveri così i bambini sono molto obbedienti.
In Italia? Non vedo esami di coscienza collettivi e forse perché non se ne sente il bisogno, gli interessi sono altri. Allora smettiamo di stupirci e indignarci di fronte a tanto decadimento etico morale.