Non vorrei passare per uno dei tanti imbevuti da strampalate idee sul complottismo di sistema ma ho l’impressione che le restrizioni in arrivo da qui a breve andranno ancora una volta a favorire le grandi imprese penalizzando soprattutto i piccoli esercizi commerciali o della ristorazione.
L’incidenza dei costi dell’energia sui fatturati delle imprese del terziario ad esempio è sempre più alta: in media del +121%.
Ci sono giustificate levate di scudi ovunque dei piccoli imprenditori e commercianti e tra le varie ipotesi di resistenza, per evitare il peggio con le chiusure c’è quella di una riduzione dell’orario di apertura proprio per risparmiare.
In Italia solo ipotesi avanzate dai privati ma in Portogallo ad esempio, il governo sta pensando ad un’ordinanza specifica che riduca l’orario di pubblico esercizio dalla domenica sera al giovedì sera.
Mi viene quindi spontaneo pensare che mentre i commercianti, bar e ristoratori abbasseranno anticipatamente la serranda, la grande distribuzione e i centri commerciali, intoccabili nel loro potere, continueranno a lavorare come nulla fosse e a guadagnare alle spalle dei piccoli.
Queste situazioni le avevamo già vissute durante la pandemia e queste disuguaglianze le vediamo da tempo. La moria di piccole botteghe storiche nei quartieri periferici mette in condizioni di disagio i molti anziani che vi abitano ma anche famiglie che avrebbero bisogno di beni di prima necessità senza doversi recare nei templi del commercio.
Se il piccolo commerciante o ristoratore non può permettersi rincari consistenti, li subisce e basta, la grande distribuzione riesce ad ammortizzare i costi in molti modi, uno di questi è imporre prezzi ai produttori ma anche alla logistica.
I grandi supermercati chiedono molto in termini di impegno alle risorse umane, con turni sempre più pressanti e salari contenuti, riescono insomma non solo a sbarcare il lunario ma ad avere fatturati da capogiro.
Esselunga ad esempio nel 2021 ha fatturato 8,56 miliardi di euro e un utile di 266,5 milioni, l’azienda dichiara che i prezzi a scaffalehanno registrato un calo dell’1,4%, a fronte di un’inflazione ricevuta dai fornitori pari a 1,9%. Ci stanno quindi dicendo che sono degli eroi, cosa che non possono fare le centinaia di migliaia di piccoli commercianti che invece pensano a chiudere.
Allora vorrei sentire in questo mercato generale delle balle elettorali, qualcuno che dica davvero cosa intende fare per questa situazione di sbilanciato potere reddituale, come intende reperire risorse, in quanto tempo approverà e renderà disponibile non duecento miseri euro ma tangibili aiuti in cambio di voti.
È spiazzante aver focalizzato la campagna sulla possibile destabilizzazione fascista o sul pro o contro Putin, quello che serve sono programmi e voglia di risolvere i problemi.
Ancora una volta l’Italia e la sua politica da affabulazione retorica, commette un grave errore e penalizza il vero tessuto economico del Paese come già fece per le PMI.