Le voci che giungono dall’America sono voci preoccupate di un Paese il cui spirito democratico è alla resa dei conti con gli estremi opposti di una politica non più capace di aggregare attraverso valori moderati.
La moderazione è un atteggiamento poco istintivo, più ragionato, maggiormente si presta a visioni adattabili alla realtà, fonda le proprie ragioni e convinzioni sulla capacità di aggiustare quello che non funziona senza distruggere, ma anche nelle necessità più evidenti non ostacola il cambiamento, segnando passo dopo passo il significativo procedere della storia e dei mutamenti sociali.
Dallo scandalo Lehamn Brothers in poi nel 2008, la classe media americana ha subìto il contraccolpo economico più potente della sua storia portandola a non esser più tale, privando i cittadini di stabilità e certezze proprie e delle nuove generazioni.
Poco alla volta i rancori si sono trasformati in qualcosa di più concreto, vale a dire rabbia, sfociata elettoralmente con un consenso alle due ali estreme del sistema democratico.
Da una parte l’estrema destra repubblicana filo trumpiana e dall’altra quella socialista a sponda Sanders e Warren.
Con Trump la spallata al sistema è stata netta, chiara a tutto il Paese, facendo pagare un prezzo altissimo morale e politico a democratici non più in grado di comprendere le masse, le fasce deboli del Paese da sempre loro roccaforte elettorale.
Il malessere non si è fermato con la fine della Presidenza Trump, il Tycoon è rimasto sconfitto da sé stesso, da una schizofrenia di comando alimentata solo dal suo ego e dagli affari clientelari. Il disgusto aveva varcato il confine partitico e la fetta moderata repubblicana ha riconsegnato ai democratici il Paese.
Prima di lasciare però, Trump ha voluto agire con premeditazione sulle nomine di un Organo che sovrintende la giustizia, la Corte Suprema. Era ben consapevole che creando una maggioranza di giudici in parte ultra conservatori, prima o poi la resa dei conti sarebbe tornata, erigendo i confini di una divisione assopita.
Negare il diritto all’aborto è sconcertante in un Paese democratico (opinioni personali a parte), e questa sconsiderata scelta di giudici che cancellano la loro indipendenza lasciando prevalere ideologie e riconoscenza, non fa altro che far cattivo gioco alle donne, al sistema democratico Paese ma anche indirettamente favorisce gli avversari politici.
Biden è un fallimento politico e il partito che lo ha eletto con una vice invisibile, stava per riconsegnare il controllo del Congresso, soprattutto al Senato proprio ai Repubblicani, spianando il ritorno di Trump.
La situazione è davvero preoccupante per i democratici che, troppo intenti al cannibalismo in atto tra le loro correnti estreme, non riesce a trovare soluzioni politiche adatte all’emergenza ma neppure contenere un Presidente inefficiente su ogni fronte.
Con la deplorevole decisione di porre un veto legale all’aborto però, i giudici supremi sono stati abbagliati dalla visibilità sulle prime pagine dei media mondiali e dall’orgoglio ideologico di aver favorito i conservatori più incalliti, perdendo però di vista le conseguenze a lungo termine.
La rabbia di milioni di donne appartenenti alla fascia più debole del Paese, soprattutto immigrate e di colore le altre, calpestate del loro diritto più vitale. Come sempre le bianche e ricche potranno permettersi viaggi e cliniche di lusso facendo quello che hanno sempre fatto: decidere come e quando pare del loro corpo e piacere.
Per capire quanto sia stata denigrata l’identità femminile in America, basta ascoltare l’opinione esemplare di questa giornalista della CNN a questo link
Ecco allora riaprirsi inaspettatamente la partita per il Congresso sulla fotografia di un America lacerata, sofferente e purtroppo, sempre meno democratica.