L’ennesima strage di innocenti, perché di questo si tratta, avvenuta negli Stati Uniti, porta a molte riflessioni, alcune facilmente collocabili nella retorica quotidiana del già detto, altre sulle quali vale la pena riflettere.
La miliardaria lobby delle armi in America, non ha mai vissuto momenti di affanno produttivo. Prima causa, il DNA statunitense al grilletto facile ad accendere conflitti, il più delle volte per interessi strategici altre, nonostante l’oggetto non cambi, edulcorate da contributo al ristabilire democrazia.
Seconda, quell’amore temprato del popolo per il regolamento di conti self made, narrato e celebrato nelle pellicole hollywoodiane dei western, dove i cattivi son sempre altri, alla fine uccisi dall’eroe di turno, sceriffo o battaglione.
Non solo, queste industrie, un settore nel quale anche noi siamo maestri esportatori, godono di una potenza di fuoco finanziaria, è il caso di dirlo, pari solo alle big Tech.
In un modo o in un altro, pochi deputati o senatori per non dire presidenti, accedono a brillanti carriere e potere senza esser stati contattati e poi trattato con questi signori indirettamente rappresentati da lobbisti Top Level.
Pur ritenendo un dato di fatto l’esistenza e la pratica della democrazia negli Stati Uniti, agli occhi di un europeo l’America risulta avere sacche di fragilità, ad esempio essere pruriginosa al sesso esibito, morale e potere su questo tema hanno spesso fatto illustri vittime politiche, culturali e artistiche.
Negli ultimi anni grazie ad un vento conservatore di ultra destra, i tentativi di ristabilire ordine e morale attraverso la presunta limitazione di libertà personali sono diventati consuetudine, almeno il provarci, pensiamo ora alla legge sull’aborto.
Si sollevano grida in difesa della vita, e si grida all’indignazione prima ancora che questa vita sia originata ed abbia visto la luce.
Ma si grida anche per l’abuso o lo sfruttamento della vita quando maschi o femmine senza remore, ricattano futuri artistici o politici attraverso molestie, stupri o violenze o viceversa subite.
È gridare, quello che conta, far sentire che in America il concetto di vita e individuo sono sacri.
Allora mi chiedo sconcertato dove siano le grida, perché non le sento per le continue stragi evitabili per mano di personalità malate, armate da un industria senza scrupoli e ricca di patriottismo.
Dove sia la sollevazione di un popolo abituato a proteggere la vita in tutte le sue versioni, anche arcobaleno, quando l’industria degli armamenti, impossibilitata a stare in silenzio di fronte a tanto dolore, dichiara che si tratta di un caso isolato.
Siamo forse diventati tutti sordi fuori dagli Stati Uniti?
Sentiamo e lèggiamo solo commenti di circostanza, scaviamo per prassi nelle vite di chi è perito sotto improvvisi colpi di fuoco e nelle ragioni dell’ incoscienza dell’assassino, lo stesso che se non muore verrà giustiziato nel nome di quella sacralità della vita esibita orgogliosamente e intrisa in ogni stella della bandiera americana.
La troppa abitudine a dare lezioni di democrazia, morale e civiltà corrode la capacità di autoanalisi delle coscienze, sbiadisce le grandi manifestazioni che siamo ovunque abituati a vedere, lasciando il libero arbitrio di soprassedere all’eliminazione della vita in nome di uno squallido business lobbistico santo protettore dei produttori di armi.