Posso dire che sono indignato, arrabbiato? Non posso restare in silenzio di fronte a tanto orrore, trasuderei di ignavia, quella della peggior specie collocata dal Sommo Poeta nell’antinferno in segno di disprezzo.
Quello che è accaduto nel dramma dell’acciaieria ucraina Azovstal ha del disumano, difficile da spiegare, giustificare almeno a coloro che dispongono di un privilegiato senso di umanità.
Non scelgono di diventare eroi i bambini, quando lo sono è perché qualcosa di terrificante li ha costretti ad esserlo.
I bambini eroi divorati dall’orco nero della pedofilia o quelli spenti nell’innocente mondo dei sorrisi da madri o padri violenti, drogati, alcolizzati.
Eroi per caso in subdole trame di vendetta genitoriale, semplici oggetti del contendere o piccoli eroi venduti come merce di scambio in reti di adozione clandestina.
Quei bambini rifugiati nei bunker sotto i complessi dell’acciaieria Azovstal con madri o nonne, potevano essere salvati e invece molti di loro diventano numeri da esibire per rafforzare il concetto della crudeltà russa.
Questa volta non si può certo dire che non vi siano stati ultimatum, certo, diretti ai militari e mercenari del battaglione Azov ma con loro vi erano anche civili.
Abbiamo solo letto di intercettazioni con richieste degli asserragliati al governo di Kiev per poter accogliere la resa, non erano migliaia ma centinaia, la risposta non si è fatta attendere: permesso negato.
Kiev smentisce e non ci interessa entrare nel merito della questione.
Interessa invece capire come chi, pur nelle migliaia di ragioni, nella sopportazione e sofferenza per morti e distruzione, al vertice del comando e universalmente conosciuto come eroe, non possa aver utilizzato la proverbiale e capace comunicazione, tanto da gridare al mondo intero di ottenere un lasciapassare per i bambini la sotto rifugiati, allo stremo fisico e psicologico, loro vittime elevate in putridi giochi d’adulti incoscienti.
Eppure le condizioni in cui versavano in questi ultimi giorni le conoscevamo tutti, e allora sorge spontaneo domandarsi se questo dolore possa davvero vergognosamente tramutarsi in carburante ai fini nazionalistici per alzare il tono degli aiuti, di nuove armi, denaro e altro in grado di far retrocedere l’invasore.
Perché se così fosse, mi ripugna saper che si decida per chi non può farlo, per chi magari eroe lo vuol essere solo dentro un costume nella propria cameretta sfidando gli amici di scuola.
Non sentiamo più parlare di cessate il fuoco, di negoziati, avranno le loro ragioni, lontane dalla logica chi pensa col cuore a difesa dell’anima. Ascolto invece un’Europa sottovoce, e comparse dentro un copione incomprensibile.
“I bambini sono senza passato ed è questo tutto il mistero dell’innocenza magica del loro sorriso” diceva Milan Kundera, ma quelli ucraini sono eccezione, sono piccoli eroi senza sorriso.