È molto difficile sottrarsi agli stati d’ansia procurati indirettamente dalla quantità di informazioni derivanti dal conflitto russo-ucraino. Contribuiscono a questo immagini e video che non avremmo mai voluto vedere se non nel contesto di film o videogame.
Aggiungiamo gli aggiornamenti costanti sulle azioni diplomatiche, dove ogni attore coinvolto, agisce secondo le proprie strategie provocando o coinvolgendo nuovi alleati.
Mentre resta un dato di fatto la presenza di un macellaio che va fermato con i suoi deliri imperialisti, in Italia esibiamo il vizio di un inutile onanismo sulla ricerca di eventuali colpe che, anche qualora vi fossero non possono essere vendicate con un genocidio, perché di questo si tratta.
Allora qualcuno cala l’argomento ideologico, Ucraina terra di fascisti e neo nazisti, oggi santificati nel nome della guerra. A parte che la percentuale rilevabile nel contesto politico del Paese è davvero bassa resta il fatto che una democrazia e sovranità riconosciuta ha subito un’invasione.
Mi chiedo, stavamo meglio quando i mezzi di comunicazione fornivano il necessario, l’essenziale? Quando i social non erano nati e le chiacchiere d’opinione si fermavano dentro i bar, guardando in faccia l’idiota di turno mentre farneticava? Credo di sì.
Pur comprendendo il dramma di chi vive in un conflitto, preferisco sentirmi protetto da un minimalismo informativo.
Se la finalità di tanta crudeltà e violenza visiva è sensibilizzare, la risposta dovrebbe portare ad azioni sostanziali, invece siamo solo pubblico, spettatori impotenti, con la nostra sensibilizzazione non possiamo fermare un carro armato, può invece farlo la politica, la diplomazia.
Stavo meglio quando i politici, quelli nobili e consapevoli del loro ruolo istituzionale, in Italia ma anche nel mondo, parlavano poco, concedendosi ai microfoni di telecamere e stampa con il contagocce.
Apprezzavo quando avevano una privacy inaccessibile, ora il vederli in costume da bagno, in felpa e barba incolta, o tra le braccia di mogli e fidanzate come adolescenti ormonati sotto il sole di ferragosto mi indispone, corrodendo quel senso di rispetto istituzionale che dovrei invece portare.
Mi trovo persino confuso e demoralizzato di fronte all’immagine di soldati non più espressione di machismo, forza e determinazione, ma ora giovani impauriti, che piangono come bambini perché traditi, col vuoto di famiglie lasciate lontano, privati drammaticamente dai loro inseparabili smartphone e social ma soprattutto perché nel loro concetto di vita, la guerra era solo quella di videogiochi.
Tutto questo non può che metterci angoscia, che però si trasforma in rabbia quando ancora una volta l’informazione si ostina a far parlare politici al governo sul tema del caro bollette e benzina e tutti affermano di essere contro, pur stando seduti al tavolo del potere esecutivo.
Concordo che il “minimalismo informativo” era più serio ed efficace. Il rischio, già evidente con la situazione COVID, è di difforndere mal-informazione e dis-informazione….cioè una gran quantità di informazioni accessibili a tutti, a scapito della qualità.
Grazie Valentina del tuo intervento. L’infodemia alla quale sia stati sottoposti durante il periodo COVID ha fatto uscire allo scoperto un ibrido di comunicazione ambigua da tempo in crescendo. Il rischio dell’eccesso, quando è pure articolato anche ridondante è proprio quello di provocare nostalgia nell’essenziale.
Buona serata.