I media stanno gongolando, l’avvento, non quello natalizio ma quello del conclave profano che eleggerà il tredicesimo Capo dello Stato, porterà a loro lettori e telespettatori senza tanti sforzi.
E via di interviste patinate, talk prolissi e ricchi di discussioni al limite dello scontro, quelle che piacciono tanto agli autori.
Come osservatore e abitudinario di queste cronache melliflue, mi permetto però una considerazione.
Vedo testate importanti fare spazio ad ottuagenari o simil politici della vecchia e sepolta democrazia cristiana. Si va da Ciriaco De Mita, ancora sindaco a 93 anni, a Clemente Mastella, anche lui sindaco a 74 o Cirino Pomicino 84 opinionista disoccupato.
Molte volte, mi è capitato di riflettere in questi ultimi anni, sulla pochezza di una politica sterile avvinghiata, come i suoi protagonisti, a dare più spettacolo che contenuto, proprio come gli attori di serie tv.
Ho creduto ingiustamente ai miracoli, quelli promessi da comici in grado di catalizzare piazze ed elettori, poi rivelatisi come le sceneggiate del Mago Casanova.
Mi sono perso nel testardo arroccamento di una sinistra di sistema e correnti, invaghito di un Robespierre rottamatore, finito però come Lorenzo il Magnifico nella congiura dei Pazzi.
Ho seguito con interesse la coerenza politica e la ammaliante dialettica di una bionda sirena nazionalista come pure le gesta di un capitano mio capitano, ingabbiato nelle geste populiste.
Niente, come tanti ho pensato: “Bei tempi quelli in cui c’era la Democrazia Cristiana. Tutto era edulcorato, le dichiarazioni sempre garbate, di quell’istituzionale autorevole ma rassicurante, come il nonno dentro casa quando doveva dire qualcosa.
Un accordo lo trovavano sempre, all’improvviso, anche quando tutto sembrava perduto. Nelle loro correnti di pensiero erano accesi tra quattro mura di Palazzo ma mansueti davanti alle telecamere e con gli avversari.
Ma, leggendo le interviste di questi giorni che confermano quanto vidi negli anni in cui frequentavo i Palazzi, mi debbo ricredere.
Leggere di inciuci feroci, imboscate pianificate e di lotte intestine destinate ad eleggere il Presidente della Repubblica, mi ha ferito, molto.
Uno squallore che poteva essere evitato, darlo in pasto agli elettori, all’opinione pubblica, ancora una volta fa comprendere quanto poco interessi di noi e del Paese.
Quanta falsità vi sia nel non volere un Presidente eletto dal popolo, non per paura di concentrazione di potere ma per timore di veder diminuito il loro.
Alla fine, sempre garbatamente, con le dichiarazioni rilasciate nelle interviste i vecchi della DC paiono gli eredi del Marchese del Grillo quando diceva: Mi dispiace, ma io so’ io e voi non siete un czz!