C’è ancora molta diffidenza purtroppo, sul tema delle donazioni di organi nel nostro Paese.
Il caso del diciottenne inglese, dato per morto e tenuto in vita in attesa dell’espianto di sette organi per donazione e poi tornato a respirare, ha riacceso dibattito e opinione pubblica.
Alla pubblicazione della notizia sui quotidiani, i commenti non si son lasciati attendere. Andiamo dal:”Nessun organo dono. Voglio essere seppellito intero e non a pezzi”; al “Sembra che ci sia fretta di dichiarare il decesso dei donatori di organi, come se la loro sopravvivenza fosse un ostacolo alla donazione, della quale poi si gloria il personale medico”.
Eppure, In Italia, le liste d’attesa per i trapianti sono lunghe e, capitasse a chiunque di essere in condizioni critiche e avere la possibilità di ricevere un organo, farebbe saltare di gioia cambiando la vita.
Si tratta della cultura del donare, la pienezza dell’amore totalitario, quello che il poeta libanese Gibran esplicita bene in una sua affermazione: “Voi date poca cosa dando ciò che possedete. È quando donate voi stessi che donate veramente”.
Allora vediamo come stanno le cose. Il Centro Nazionale Trapianti dice che alla fine del 2020, in merito all’attività di donazione e trapianto di organi, tessuti e cellule ci sono stati quasi 400 trapianti in meno (in calo del 10% rispetto al 2019), ma i dati complessivi dimostrano una sostanziale tenuta.
A pesare, inevitabilmente, è stata la saturazione delle terapie intensive. Nel 2020 le segnalazioni di potenziali donatori in rianimazione sono calate dell’11,5% rispetto al 2019 e questo ha portato a una diminuzione del 10,4% dei prelievi di organo da donatori deceduti.
A questo dato si aggiunge una diminuzione più consistente delle donazioni da vivente (294, -19.2%). Il risultato finale è un tasso di 20,5 donatori per milione di abitanti, che riporta l’Italia indietro di cinque anni e questo non ci rende orgogliosi.
La Toscana si conferma la regione con il più alto tasso di donazione, crescono Piemonte e Sicilia.
Nell’anno appena concluso, a scendere è stato anche il tasso di opposizioneal prelievo rilevato nelle rianimazioni, passato dal 31,1% del 2019 al 30,2% del 2020.
Riaccendiamo quindi l’attenzione anche sulle donazioni d’organi. Ogni cittadino maggiorenne può esprimere il proprio consenso o dissenso finalizzato alla donazione di organi e tessuti dopo la morte recandosi all’ufficio anagrafe del comune o presso l’ASL.
Possiamo donare però anche in vita, reni o porzioni di fegato, polmone, pancreas o intestino per non parlare del midollo osseo.
Se ancora non l’avete pensato, questo servizio vi invita a riflettere e decidere.