È stato un grande azzardo per la Rai portare Alessandro Cattelan da una piattaforma next generation alla rete ammiraglia?
Il dibattito imperversa un pò ovunque, specie nel mondo dei media e sui social. Cattelan è certamente un fuoriclasse, uno di quelli che non si è fatto ieri, oltre ad essere un conduttore televisivo di successo lo è stato anche radiofonicamente parlando ed è anche un abile scrittore.
Chiunque ingorghi di dubbi la sua, seppur giovane carriera artistica, ben poco si è documentato, o approfitta del piccolo insuccesso per invidia o non lo ha mai seguito.
Forse, Rai1 ha voluto azzardare una cross-platform, cercando di portare con Cattelan tutti i suoi giovani followers su una Rete attempata, un pò come usano fare oggi le strategie dei social media manager.
A me la trasmissione è piaciuta, meno, la triste passerella di ospiti visti e rivisti della scuderia Rai1, ne avremmo fatto anche a meno. Il suo è un linguaggio giocoso, ironico mai fine a sé stesso, ovviamente giovane.
I paragoni con Fiorello si sprecano ma ricordo che il talento straordinario di Fiorello nasce prima di tutto da un linguaggio popolare, radiofonico, nei villaggi d’animazione del popolino. Prima di potersi esprimere a talento vivo Fiorello è dovuto passare dal Karaoke e dalle piazze e solo con il passare degli anni è riuscito a consacrarsi come “one man show” uno dei pochissimi in Italia.
Sarà davvero così difficile per Cattelan conquistare una pole position su Rai1? Credo proprio di sì. Chi arriva, si accomoda, un pò come in Parlamento.
Siamo soliti leggere dei buoni rapporti tra conduttori dai magazine di gossip, e l’esempio più classico è quello di Flavio Insinna di pochi giorni fa. Gli hanno proposto di co-condurre l’eredità affiancato dalla giovane Roberta Morise, così tanto per svecchiare un pò e lui ha detto:”o lei o io”.
Capite che aria tira lì dentro? C’era forse qualcuno che poteva tentare carriera di conduzione negli anni di Baudo o piazzare un autore, maestro o ballerino senza passare dal suo clan?
Oggi su Rai1 abbiamo sessantenni, settantenni di lunga data, il pubblico è abituato al passato, ad un linguaggio continuamente celebrativo, ognuno rivive dentro il personaggio che sente parlare, ridere o piangere.
Quando son di turno i giovani, Marco Liorni ne ha cinquantasei, sono eccezioni, il ritmo stona contro il torpore della terza età.
La tentazione di Rai1 avrà certamente giocato alla grande nella decisione di Alessandro di lasciare la giovane e più adeguata Sky ma forse, sarebbe stato più cauto iniziare da Rai2, più vicina al target giovanile o Rai3 e Fazio lo avrebbe vivamente consigliato.