Mentre si fa sempre più irritante e preoccupante l’atteggiamento No Vax in un Paese che teme di tutelare il rispetto sociale, lasciando campo libero a chi ora, sentendosi beffardamente discriminato passa a violenze non lecite, desidero però iniziare questa nuova serie di interventi trattando il tema di punta di queste ultime settimane: Afghanistan e Biden.
Che tiri brutta aria alla Casa Bianca è certificato e che il fuoco sia anche amico, con i democratici alla frutta altrettanto. Questa notte Biden ha cambiato comunicazione, ha attaccato evidenziando un successo motivandolo a ragion politica e di Stato, non frignando o balbettando.
Ha spiegato perché uscire prima avrebbe avvantaggiato l’avanscoperta dei Talebani che, di fronte ad un Presidente che scappa tradendo il Paese hanno accelerato l’attacco. Ma ha anche detto che restando i Talebani avrebbero dato inizio ad attacchi serrati facendo crollare in un nuovo conflitto.
La lezione dei fallimenti della democrazia esportabile è definitivamente chiara a tutti gli americani che, sono i veri padri dei vari rientri delle truppe da ogni conflitto.
Conflitti sbagliati, alcuni inutili con costi e vite umane dissanguati inutilmente. Tutto questo però, negli anni, regolarmente avvenuto con la subdola complicità dei governi occidentali, ora miseramente preoccupati per le questioni umanitarie e le invasioni di profughi.
Biden, sceglie ora di presidiare il nuovo assetto geo politico non lasciando Cina e Russia a godere delle strategie sbagliate. Con quale faccia citano democrazia e diritti umani gli americani sedendo ai vertici internazionali quando sono i primi a non rispettare le regole?
Di certo, a breve il Congresso istituirà una commissione d’inchiesta che, e questo è il punto, indagherà sulle sole quattro misere pagine dell’accordo di Doha firmato da quella volpe di Trump. Quattro pagine per gestire un accordo di evacuazione e consegna di riorganizzazione, una miserabile vergogna politico burocratica.
Con quelle poche pagine Trump ha soddisfatto una promessa elettorale, fregandosene di come sarebbe stato gestito il subentro da parte del Governo afghano e i Talebani ben lo sapevano, essendo Baradar il primo talebano a trattare direttamente con gli Stati Uniti dopo esser stato liberato dai pakistani su pressione proprio di Trump.
L’indecisione su un presidio inutile, in un Paese da sempre complesso, ingovernabile per conflitti aperti da tribù e religioni arriva però anche dall’amministrazione Obama e prima ancora da Bush.
Possiamo dire che Biden sia un Presidente sotto attacco mediatico, come il fake di ieri, un montaggio in loop abilmente scoperto dalla rete a poche ore dal suo lancio.
Biden è l’agnello sacrificale, su di lui pende ancora la menzogna di un’elezione beffa, l’età avanzata, una pandemia non sconfitta e un’economia sofferente.
Anche la sinistra radicale è sugli scudi e ahimè, Kamala Harris o tace per convenienza elettorale o quando parla, aggrava lo stato di profonda crisi governativa.