Un violento temporale potrebbe oscurare i cieli dell’industria italiana dal prossimo 3 luglio. Il tema è di quelli ad alta tendenza, solo forse affievolita per il periodo pandemico.
Tutti però ricordiamo quanto spazio, televisioni e stampa di tutto il mondo hanno dato al tema del clima e ambiente.
Cavalli di battaglia della giovane Greta Thumberg che a prescindere dalla sua spontaneità o identità politica sostenitrice, ha però rivitalizzato milioni di giovani proprio sul tema della salvaguardia del Pianeta.
Da Bruxelles, attraverso una direttiva comunitaria, verranno banditi in tutta Italia e Unione Europea i prodotti in plastica usa e getta. Per intenderci tazze, bicchieri, cannucce ecc.
La disposizione, approvata nel 2019, mira a ridurre la mole di rifiuti plastici specialmente nelle acque, di almeno il 50% entro il 2025 e dell’80% entro il 2030.
A me pare una disposizione sensata, nell’interesse delle nuove generazioni a cui, con l’indifferenza industriale del secolo scorso, lasciamo oggi un pianeta semi agonizzante.
Allora qual’è il problema direte voi? L’Italia è uno dei maggiori consumatori con circa 20 milioni di bicchieri monouso utilizzati al giorno.
Confindustria quindi si mobilita e tutto il comparto dei produttori di carta. Sono mesi e mesi che i politici su vera e propria lobby del settore, fanno melina cercando di ammorbidire la direttiva prima che diventi definitiva ed ora manca davvero poco.
E gli italiani che pensano? Circa il 77% degli intervistati ritiene che le aziende non stiano facendo abbastanza per la sostenibilità e crede anche che la riduzione delle emissioni e dell’impatto ambientale siano i settori più importanti su cui si debbano concentrare le politiche societarie.
Inoltre, per il 41% l’imballaggio è il primo fattore di sostenibilità su cui viene valutato un marchio o un prodotto e il 53% ha dichiarato di acquistare merce realizzata con materiali riciclati.
Questo ci fa pensare che di fronte ad un leggero ritocco del prezzo i consumatori sosterrebbero però politiche di sostenibilità.
Ma per chi deve fare utili ed ha caratterizzato la sua attività solo su quello, pensare si possa guadagnare di meno o addirittura cambiare per sopravvivere è impensabile.
Di fatto però, la direttiva è stata approvata in prima seduta nel 2019, in questo anno e mezzo, oltre che tentare di evitare il peggio, cosa hanno fatto questi industriali? Nulla.
Eppure, come tanti avrebbero potuto preparare delle riconversioni, quelle della coscienza compresa, perché su questo pianeta ci vivono anche i loro figli e nipoti, magari tra i milioni scesi in piazza a protestare per un futuro migliore.