L’Italia piange ancora degli innocenti, le parole di sconcerto risuonano in ogni luogo l’indomani di una nuova tragedia.
Si tratta di incidenti che catturano con forza l’opinione pubblica, dispiegano uomini e mezzi di stampa e televisione, in parte per dovere di cronaca e in parte per amplificare l’effetto dolore ai fini dell’audience, quell’inquadratura in più sugli sguardi e volti segnati dalla sofferenza di chi resta.
Nel caso della funivia di Mottarone, i famigliari delle vittime hanno preservato la dignità rilasciando fuori dalle telecamere poche parole.
Quando l’effetto dramma svanisce, resta il vuoto in quelle case toccate dall’avversità ma è anche l’inizio di un tormentato e comune momento, quello della ricerca della verità e dei responsabili.
Negli ultimi mesi abbiamo risentito di molte morti sul posto di lavoro, ricordiamo ancora il crollo del ponte di Genova che se pur addolcito dalle immagini della ricostruzione, lascia ancora 71 indagati in attesa di giudizio.
Nella maggior parte dei casi però, prendo il caso nazionale Moby Prince, l’attestazione delle responsabilità non arriva e se giunge è annacquata e chi deve pagare sfugge con una pena lieve alle proprie responsabilità.
Il tema però è proprio questo. Parliamo di una moltitudine di persone oggettivamente preposte ad attività di controllo in grado di garantire la sicurezza, non solo di aziende, ponti, edifici o luoghi di lavoro ma anche di esseri umani. Quelli che quotidianamente vi transitano, abitano o lavorano.
Il tema dei Responsabili del Servizio Prevenzione e Protezione, è l’epicentro di molte di queste tragedie evitabili. Intanto, non sono previste sanzioni penali e questo alleggerisce il senso di responsabilità.
Non generalizziamo ma conosciamo la realtà italiana, per ottemperare a tutte le norme, troppe, servono soldi, continui investimenti e soprattutto distogliere dipendenti dal produrre solo per controllare.
Fin dove arriva la volontà di un dipendente di contrastare le volontà del datore di lavoro che chiede di chiudere un occhio su inosservanze che possono produrre rischi?
Chi si gioca davvero il posto di lavoro per tutelare in modo esemplare la sicurezza degli altri dipendenti o semplici cittadini?
Chiediamolo ai tecnici di Autostrade per l’Italia o ai responsabili della tessitura di Montemurlo dove è morta la giovane Luana, dove han trovato i sistemi di sicurezza dell’orditoio manipolati o alla Bandera di Busto Arsizio dove un altro operaio ha perso la vita schiacciato da una fresa.
Nel 2021 le morti bianche sono aumentate dell’11%. Chi accetta questi ruoli di responsabilità dovrebbe prima di tutto farsi una promessa: mai scendere a compromessi accettando che da ogni controllo dipenda la sicurezza di vite umane.