Ho ascoltato e parlato con volontari che hanno assistito persone anziane sole, dentro stanze e appartamenti desolati.
Ho cercato di trarne spunti per capire ancora una volta, le necessità sociali verso una generazione che ha dato molto e ricevuto poco dal nostro Paese.
Storie di vita comuni, sacrifici, soddisfazioni poi l’improvvisa solitudine a cui si accompagna emarginazione e disperazione. Tra i tanti, uno ha attirato l’attenzione e credo, meriti una riflessione proprio sull’urgenza dell’aiuto che esso richiede.
Parliamo di donne, anziane, intendo ultraottantenni sole, per lo più vedove. Quello che ha colpito i volontari è stata la quasi totale incapacità di connettersi al mondo reale, quello esterno alla loro prigione d’isolamento sociale.
Le richieste, esclusa la capacità di fare spesa e accudire casa, vanno dal semplice contatto bancario, alla gestione del rapporto economico condominiale o pagamento del rinnovo assicurativo o bollo automobilistico.
In molti casi, le stesse, hanno ereditato da sorelle, fratelli e mariti, unità immobiliari o lasciti in fondi d’investimento, la gestione, come pure le decisioni di vendita spesso sono demandate a persone estranee le quali, mi confermano molti professionisti con cui ho parlato, raggirano o abusano della fiducia della persona defraudando.
Sono donne vittime di una mancata emancipazione sociale, vissute durante anni in cui, lo ricordo molto bene, gli uomini gestivano a piacimento ogni amministrazione, decidendo ovviamente su ogni cosa.
Donne, a cui è mancato il coraggio di contrastare un maschilismo autoritario, in dotazione naturale da una cultura retrograda.
Molte di esse, ricevevano una somma settimanale per le necessità primarie e alla morte del congiunto, non conoscevano nemmeno il saldo del conto corrente o dei risparmi sul libretto postale.
Il marito si occupava di tutto e dopo di lui figli, figlie generi, nuore, mantenendo inalterata la situazione.
Serve, madri, infaticabili lavoratrici ed educatrici tenute alla larga dalla pratica sociale della vita economica.
I servizi sociali non bastano a placare l’angoscia di queste signore incapaci di sentirsi autosufficienti in una società tecnologica e individualistica.
Servono anime buone, coscienze generose, volontari di ogni età…quelli a cui va il grazie del Paese.
Complimenti Bruno. Triste verità che tu hai raccontato come sempre in modo impeccabile.
Buonasera Marco! Grazie della tua opinione e del complimento che accolgo con apprezzamento. Se cerchi con empatia gli stati d’animo essi emergono con prepotenza, trasmettendoti visuali che nascoste che mai avresti dato per scontate. Una triste verità come dici. Buona serata