Mi chiedo cosa serva a questo popolo per riaccendere un orgoglio ferito, prostrato, svenduto.
Se a tutto quello di tangibile che tocca da vicino ogni individuo, vi mettiamo anche quello a ricaduta morale sulla comunità nazionale, allora siamo davvero caduti in un profondo letargo sociale e civile.
Scrivo di quest’argomento, solitamente non tra le mie corde, perché ascoltare una sentenza, (una delle tante, troppo frequenti) che mortifica la vita umana, condannando al dolore infinito genitori già provati, mi rabbuia nella coscienza.
Per la morte dei due cugini Alessio e Simone D’Antonio di 12 anni, la bestia che li ha uccisi brutalmente un anno fa con il suo suv in Sicilia mentre, era allegramente ubriaco e strafatto di droghe, la condanna è stata di nove anni.
Se poi penso alle manfrine italiane della buona condotta, indulti ecc. e me lo immagino libero tra cinque, sei anni, non riesco a tenere a freno la potenza del mio grido di rabbia da senziente.
Mi chiedo, per l’ennesima volta sbalordito, se esista qualcuno nel punto più alto del potere che non avverta la necessità di chiedere modifiche radicali alle pene, ma soprattutto alle procedure attraverso i poteri legislativi preposti.
Un melmoso e rivoltante ginepraio di norme, clausole, postille, che in mano a giudici ed avvocati, diviene il black friday costante dell’impunibilità di assassini.
I problemi reali, soprattutto in questo momento sono tanti, è vero, ma anche la consapevolezza del vivere in un Paese che sottovaluta la giustizia denigrando il dovere sociale, sollecitando indirettamente l’abuso criminale è un tragico colpo alle coscienze civili.
Tutto è talmente veloce che, anche queste notizie a cui ci hanno abituato, passano dalla prima all’ultima pagina in un batter d’occhio, spegnendo il dolore, la rabbia e la voglia di scendere in piazza.
Mi unisco al dolore dei genitori di quei ragazzini, aventi diritto alla vita e chiedo loro perdono per uno Stato, il mio, che giustifica abominevolmente assassini e condanna le vittime.
Gli uomini si attengono a codici, leggi e procedure, per togliere dalle loro mani insanguinate la possibilità di offuscare il buon senso e calpestare la giustizia, servono correttivi alle leggi vigenti.
Fatti, non parole.