Sono molto contento dell’iniziativa Trentina di revocare l’assegno di disoccupazione a chi rifiuterà di andare a lavorare nei campi per il periodo stagionale. Meno, per l’iniziativa del Comune di Ostia di offrire cibo attraverso una card, ricaricabile dal tempo impiegato a svolgere lavori socialmente utili.
Mentre trovo da sempre corretto, doveroso e insindacabile che a fronte di una prestazione di lavoro debba esser riconosciuto un valore economico in denaro, trovo alienante contrapporre alla naturale necessità di sussistenza energetica biologica, la contropartita in attività, sia essa sociale.
E’ possibile mettere sullo stesso piano chi ha difficoltà economiche che lo pongono a ristrettezze generali e chi invece è alla fame?
Lo Stato italiano sta regolarmente pagando da un anno cifre a sostegno di regimi di povertà. I criteri e i monitoraggi sull’efficacia degli stessi restano al momento un grande interrogativo del Paese.
Il sistema dei “navigator” a supporto degli operatori dei centri per l’impiego è uno dei tanti pasticci italioti, sarebbe bello conoscere quanti degli aventi diritto abbiamo ricevuto chiamate con proposte di lavoro.
Mentre questi uomini e donne percepiscono, a volte giustamente, un mensile stando affaccendati con lavori in nero o ozio cavalcante, dovrebbero invece essere utilizzati dai Comuni per attività socialmente utili, il dare e avere ritroverebbe una logica e la collettività ne avrebbe un beneficio.
Un piatto di pasta e un pezzo di pane si donano per carità umana mentre i soldi necessari alla dignità, si guadagnano con buona volontà e sacrifici.