Come molti sostengono, vi é forse poca chiarezza nei provvedimenti emanati dal Governo per la fase 2 di riapertura delle attività produttive ma io credo, ci sia anche del nostro ad aggravare la situazione.
E’ storica la nostra capacità di commentare con autorevolezza di competenza anche quando siamo lontani anni luce da quella materia.
E questo, già sarebbe un bel carico da novanta, come dicono i giocatori di scopa, in una situazione di suo già complessa, delicata e seria.
Di nostro però, ci mettiamo altri due consistenti vizi: il primo, consiste nel non saper resistere al passaparola classico, quello nato e cresciuto nei cortili, tra i balconi, fuori le botteghe e sui sagrati; il secondo porta con sé l’arte della commedia, abbiamo necessità di creare in chi ascolta curiosità, a volte persino morbosa e quanto più cresce l’aspettativa, tanto più abbiamo bisogno di aggiungere pezzi privi di verità, creati ad arte per farci apparire informati, di tendenza e soprattutto vicini alla fonte.
Questo, a mio parere é più grave delle social fake news, le quali a volte servono a distrarre il nemico, a dirottare i concorrenti mentre le mezze verità di piazza producono danni ai singoli individui.
E’ il caso dei milioni di commercianti, artigiani e grossisti; da quando è stato diffuso il decreto fase 2, commentano pezzi di frasi, le elaborano, aggiungono qualcosa del sentito dire dal collega, lo spacciano per certificato dall’associazione di categoria, lo proclamano come un editto del sindaco fino a creare il caos più totale.
Un disagio profondo che finisce per fare un danno al già grave subito, lasciando nell’incertezza sul da farsi anche i più ottimisti.
Così facendo si perdono di vista gli obiettivi più seri ed efficaci per l’economia famigliare prima che nazionale.
Prima di commentare o riferire a terzi, riflettiamo sulle conseguenze e se non vogliamo cambiare cultura, non preoccupiamoci , tanto, prima o poi, le colpe verranno sempre additate al Governo di turno, permettendoci di ripulire la coscienza civile.