Tempi duri per i supermercati dello spaccio regionale. In questi giorni di divieto ad uscire, i mercanti di morte sono allo sbando, quasi quanto i ladri d’appartamento, impediti dalle presenze dei proprietari.
Deve essere dura, rinchiusi in umidi garage o scantinati, aspettare il ripopolamento di quartieri, stazioni, parchi, palestre, scuole e discoteche. Non possono neppure chiedere il rimborso merce ai grossisti, davvero in un vicolo cieco.
In Olanda almeno i clienti han potuto prendere d’assalto i coffee shop, creando lunghissime code, prima che il governo decidesse di chiuderli fino al 3 aprile.
Eppure qualcuno non si da per vinto, (prima di scrivere queste righe ho sondato per social e web), e sfidando divieti e controlli, con autocertificazione in tasca (rese da documenti ovviamente falsi) spaccia a prezzi stracciati proponendo consegna a domicilio, indifferentemente se a Milano o in provincia.
Del resto, tra i sessanta milioni di italiani, messi in quarantena vi sono 6 milioni di utilizzatori di cannabis, 1 milione per cocaina, 590mila i drogati chimici e 285mila eroinomani.
I disperati però delle prime due categoria, sono pochi, mentre gli altri sono tra coloro che dentro le quattro mura iniziano a vivere giornate di astinenza, angoscia che pian piano potrebbe trasformarsi in tensione e rabbia da condividere con il resto della famiglia.
Infatti, tra i maggiori consumatori, vi sono studenti, chef, medici, autisti, avvocati, imprenditori, proprio alcune delle categorie più in voga che si sono rivolte ai SerD negli ultimi anni.
Quelle persone perbene, normali, che quotidianamente vediamo un pò nervose nel corso della giornata mentre svolgono il loro lavoro, con cambi di umore repentini, o quelle che basta poco perché imprechino con violenza lasciandoci stupefatti.
Prima che succedano tragedie famigliari, sarebbe utile integrare tra le giustificazioni per l’uscita anche quella per rifornimento dipendenza. E’ giusto tempo di saldi.