Primo giorno di votazioni in casa democratica negli USA, in Iowa, Midwest; sembra primeggiare la disorganizzazione più che il risultato (al momento non ancora ufficiale). Come blogger e attivista, anche questa volta, seguirò un candidato, Elizabeth Warren, nel sostegno presso le comunità italo americane fino a luglio, per poi supportare il candidato unico.
Ad oggi, gli elementi salienti di quest’inizio competizione restano tre: undici candidati, troppi… significa non esista ancora (purtroppo) un vero outsider di Trump; una divisione netta tra un elettorato motivato a dare fiducia ad un candidato giovane Buttigieg e, la fascia anziana moderata, legata all’establishment Biden, infine, il tema del programma, sanità e tasse ovvero, ragioni nettamente di sinistra, forse troppo a sinistra per un popolo tendenzialmente ritroso ad un socialismo agguerrito.
Su questo tema però, avanza come un treno, ancora una volta dopo il 2016, Sanders, il più radicale. Sorpassando la Warren, favorita e più moderata pur di sinistra, Sanders riprende l’elettorato che ha fortemente creduto in lui. Se il giovane Buttigieg non sarà un fuoco di paglia agitato dai media (pare abbia vinto in Iowa), i giovani dovranno scegliere tra due generazioni e visioni di politica differenti.
Il tema centrale del dibattito resta, non solo il predominio di Trump nella competizione finale ma, alla luce del quadro geo politico e macro economico mondiale, la capacità di gestire e guidare l’America in questo scenario di cambiamento nel ruolo guida mondiale, dove la Cina non è più outsider.
Basta pensare al 1993 però, quando il quarantaseienne Clinton veniva eletto Presidente, e alla sua brillante conduzione. A volte serve coraggio per cambiare davvero ma se una donna non siede ancora sulla poltrona più ambita d’America significa che i giovani dovranno aspettare.