“Da quando sono su quest’isola ho osservato con orrore il rispetto per la vita umana sparire rapidamente”
Bell’esempio di giornalismo. Abbiamo sempre poco tempo per suscitarci riflessioni importanti, troppo invece, per suggellarci di un’indifferenza sociale mai così limitata. Troppi problemi nostri per occuparci degli altri ( può essere, crisi economica, disoccupazione, criminalità ecc.) …ma non proibiamo l’umana e legittima speranza, soprattutto con la forza della violenza e soppressione. Umani, non bestie. Visitai quest’isola e i suoi campi di detenzione come operatore della Human Right Watch di New York nel 2015 e questo servizio fa riaffiorare in me ferite emozionali mai richiuse. Mi ostino ad andare controcorrente. Oggi, oltre le 5 righe, una più una meno, le persone non ti leggono. Prediligono immagini con testo, poco. Tutto deve essere a portata di dita, scorrere per passare ad altro. Del resto, dopo aver letto di una catastrofe, di morti violente, truffe colossali, guerre, scorriamo con disinvoltura a coppie umane inviate su di un’isola come cavie da laboratorio affinché testino gelosia, tradimenti e turpiloqui, e ancora a logorroici talk show di politica dove l’opinione è canalizzata con sapienza a fini di audience.
Dispersa la capacità di attribuire un valore ad un fatto. Per attirare la nostra attenzione oltre lo standard, il fatto deve stupirci con effetti speciali, oggi direi devastanti, nel bene e nel male altrimenti, tutto gira come carta stampata in una rotativa. Allora, propongo questo video pubblicato da “Internazionale”, dove giornalisti del “The Guardian”, quotidiano inglese, scendono nelle profondità della presunzione e cattiveria umana. Testimoniano come volontari entrino in simbiosi perfetta con vittime, gestendo un’empatia al limite di sofferenza e tolleranza. Da colpevoli per aver commesso un’illegalità, questi profughi diventano vittime della peggior specie. Il prodotto di questo giornalismo riesce a scaraventare con brutalità d’assalto, testimonianze di profughi oramai prossimi alla perdita di identità, sul banco degli imputati per mostrarci come, chi debba somministrare una giustizia equa, molte volte perda il volto della dignità umana, indossando quella di carnefice. E’ osservando video come questi che arrivo a domandarmi quali differenze esistano tra gli istinti più brutali e repressivi esibiti negli ultimi conflitti mondiali da “belve umane impazzite” e questi nuovi mostri, camuffati sotto i vestiti della democrazia, progresso e tecnologia. Trovate il coraggio di prendervi 20 minuti e guardare questo video, senza dubbio proverete la sensazione di vivere in un mondo, una società, sbagliata, ingiusta…alla deriva di umanità.
Seguite il link http://intern.az/1yFI