Il largo consenso del NO registrato tra i giovani elettori nel referendum appena chiuso, recava con sé una negazione al frutto del governo e di colui che lo ha rappresentato. Ma scrivo per i vincitori trionfanti sul carro, pregandoli di riflettere bene sulla portata di questa analisi. Pensate che negli ultimi 30 anni, ad essere buoni, qualche governo abbia messo in priorità assoluta la protezione e la crescita delle nuove generazioni ? Pensiamo all’istruzione, alla ricerca, all’Università, alle politiche sul lavoro. Ma fatemi il piacere! Prendetevi in giro da soli che a far propaganda siete dei geni. Quale sentimento deve nutrire un ventenne/venticinquenne nei confronti della politica ? Cosa pensate vorrebbe gridare in faccia a coloro che hanno indebitato il Paese, arricchendosi alle spalle della collettività e distruggendo quel poco che nonni e genitori: imprenditori, commercianti, operai, liberi professionisti hanno creato con sacrifici, impegno ed orgoglio. E’ radicale l’avversione al “sistema”, e quando trovano spalla, vedi nel 2011 l’esplosione del fenomeno M-15 -Indignados, sprigionano rabbia, delusione a volte espressa con ingiustificata violenza e criminalità.
L’Italia, nelle sue Istituzioni, Enti, Associazioni pubbliche o private, paradossalmente persino nei circoli parrocchiali o nelle sedi locali dei partiti è nelle mani di “vecchi”, non si offendano non uso il “politically correct”. Ai loro occhi i giovani sono invisibili. Il “farsi da parte” e mettere l’esperienza al servizio del bene comune è apostasia.
Sono abili nel dividerli, etichettandoli in due categorie : i “fancazzisti”, coloro che “sprizzano”, nel senso del trascorrere tempo libero dosando/abusando aperitivi, canne, ecstasi e droghe varie, per lo più dormienti di giorno e animali notturni dopo il tramonto; descritti dalle cronache come bulli, con problemi comportamentali ; e i “bravi ragazzi”, coloro che studiano, analizzano, discutono e si confrontano sulle idee che vengono proposte, frequentano ambienti “bene”, viaggiano ed hanno consapevole il sacrificio di emigrare sperando in un futuro migliore e valorizzatile. Questa seconda tipologia poi, è la prediletta nel mondo del lavoro. Vi sono schiere di Imprese, pronti a collocarli ( dicasi usarli ) per contratti interinali, precariato, con promesse di passaggi a tempo pieno e con paghe da fame. Sono gli eletti poi, nelle categorie “liberi professionisti” li ospitano volentieri nei loro studi lussuosi e patinati, ove impossibile distinguere l’autenticità, tanto l’ipocrisia di facciata è amalgamata con procedure e metodi di “top level”. Li relegano a lavori umili, di solito addetti alle fotocopie, a rispondere ai rompicoglioni, o archiviare pratiche impolverate. Una manna dal cielo poter usare tanto talento , magari quasi gratis , (lo stage è obbligatorio per certi profili di studio) per qualche mese, un anno. Si indignano questi signori quando passano davanti a piazze, centri commerciali o bar nel vedere gruppi di giovani ridere, scherzare ed annoiati a morte nonché diffidenti a qualunque proposta.
Sono i primi a giudicare ma anche i peggiori, quando ricevono giornalmente decine di C.V. di richiedenti lavoro, nel negarne una lettura e soprattutto degnarli di una cortese risposta di rito. A che serve perdere tempo ? Il problema non è loro, c’è crisi ci pensi lo Stato. Loro non orbitano nella sfera di problemi da affrontare. Peccato in tutto ciò dimenticare che siano “giovani”, “persone”, e la buona educazione sia un dovere relazionale; peccato ancor di più che questi siano le generazioni che dovranno dare continuità ad un Paese sfasciato e diviso; ancor peggio che tra quei giovani vi siano i loro figli o nipoti, così costretti a comportamenti camaleontici che a casa neppure sfiora il sospetto che stiano facendo del male anche a loro.
Nell’esplicitare la mia opinione prendo a riferimento parte del mondo imprenditoriale, artigiano, commerciante o di libere professioni, consapevole che grazie a Dio esistono anche persone bene che si prodigano giornalmente in maniera costruttiva verso queste generazioni di disperate illusioni.
Ma… davvero, provate a comprendere a cosa sono sottoposti nel loro “vivere quotidiano”, voi che siete sui vostri scranni o dietro scrivanie d’epoca… Questi gli esempi : Studiate seriamente, fate decine di corsi di formazione nutrendo speranze; trascorrete ore, mesi sbattuti tra uffici , magazzini, bar, caffetterie, negozi, call center, o linee di montaggio con la convinzione che sia la volta buona e dopo 20 giorni non dovrete andarvene e ricominciare; provate a vivere in copisterie stampando centinaia di CV , impiegare tempo, giornate a distribuirli, spedirli senza che qualcuno, o pochi vi risponderanno. Bussate , impiegate ore a prepararvi a colloqui standardizzati, senza anima, nei quali vi ripetono le stesse domande per forma, perché sanno già chi assumeranno… infine provate a chattare o varcare i confini e confrontatevi con vostri pari grado all’estero , parlate di strutture scolastiche, tasse universitarie, servizi, inserimento nel mondo del lavoro e di salari…poi, rientrati in Italia, cercate uno specchio, mettetevi davanti… è l’unico modo per esser certi di ” esistere “, in questo Paese, Paese per vecchi.