Gli spunti da cui traggo il mio pensiero sono due : il recente caso di licenziamento del direttore del personale, della già chiacchierata Gilardoni spa di Mandello, causa maltrattamenti ai dipendenti (l’abbinata con la celebre dott.ssa Cristina era perfetta); e il rapporto dei giovani con i superiori, siano essi colleghi o dirigenti. Il mondo é sempre più governato da finanza e pochi grandi miliardari, la cui propensione è delegare produttività a robot e tecnologia e, la gestione a manager dal sangue freddo e aggressività competitiva. La figura umana, nella pregressa e remota era industriale era centralizzata alla buona conduzione e prosperità dell’impresa. Vi erano imprenditori o artigiani lungimiranti, consapevoli che il rapporto, e talvolta la condivisione dei piani aziendali e produttivi, fossero la condizione ottimale per rendere più sicura l’azienda nell’esercizio delle sue funzioni di profitto. Oggi, al di là delle teoriche formazioni sulla “gestione risorse“, in molti casi la figura umana è svuotata totalmente di contenuto e valore, trasformata all’ingresso di reparti, laboratori o uffici in “oggetto” o meglio,” mezzo” attraverso il quale a piacimento (coi tempi ricorrenti il ricatto rasenta il limite) si raggiunge il fine. Un buon imprenditore riconosce la “mela marcia” e quindi non è di queste che scrivo ma delle buone. Le persone hanno necessità di sentirsi considerate, comprese, supportate nella loro crescita professionale o corrette in maniera costruttiva. Si da per scontato che ad esse non importi nulla delle decisioni dall’alto e debbano seguire coercitivamente ogni imposizione. Nella realtà, anche di fronte a problematiche complesse, gravi che mettano a rischio la sopravvivenza dell’azienda, le risorse che vi operano nutrono l’aspettativa di sentirsi partecipi di ciò che accade. Quando ciò si verifica, esse accolgono spontaneamente richieste di sforzi tramutandole in forza e motivazione per contrastare il pericolo. Risorse umane informate, producono brillantemente evitando corrosivi stress derivanti da serate silenti e notti angosciose nell’incertezza di comprendere cosa stia succedendo e quale sarà l’immediato futuro prossimo del loro posto di lavoro. Ricadute queste che vanno rispettate, poiché coinvolgono aspetti delle sfera personale come : accensioni di un mutuo, variazioni di residenza, scelta di istituzioni scolastiche di grado superiore per i figli, eventuali collaborazioni per colf o badanti, la decisione di sposarsi o avere un figlio, o semplicemente pianificare un viaggio di piacere. ecc.
Dietro ogni persona c’è una storia, della quale noi non facciamo parte e come tali non possiamo permetterci di entrare, giudicare e tantomeno sabotare.
Assisto basito quando visito reparti o uffici, a direttori generali, del personale o A.D., che rendono invisibili figure accanto a loro. Le investono di maleducazione e al peggio di umiliazioni consapevoli della loro autorità e grado. Rifletto amareggiato quando riscontro buste paga che non vengono aggiornate per merito da cinque o peggio dieci anni, nell’attesa che sia il dipendente a dover chiedere crescita nella propria posizione, nel frattempo si tengono a bada i costi fissi. Una vergogna degna della più bassa cultura industriale.
Ed ora un pensiero sul secondo spunto : il rapporto coi giovani siano essi nell’ambito lavorativo che associativo, sportivo, artistico, politico ecc. Ho volutamente evidenziato nel titolo la realtà odierna, piaccia o meno: è questa.
Ci si auto-protegge da qualunque elemento possa apportare disturbo alla roccaforte conquistata, non importa se le proposizioni ascoltate siano brillanti, corrette ed efficaci per l’azienda, l’associazione, la squadra ecc. No! Ciò che l’egoista vede è solo un nemico. E al nemico si riserva indifferenza, ostilità, sgarbi gratuiti e se persiste nel suo tentativo di rendersi utile, offuscando “l’egoista di turno”, ogni mezzo sarà lecito per metterlo alle corde o andarsene. E’ ciò che accade in migliaia di incontri, riunioni, meeting , o come volete chiamarli. La giustificazione di simili atteggiamenti sarà sempre :”i giovani devono fare gavetta” o ” le decisioni spettano a chi ha più esperienza ed è qui da più tempo”.
E’ questo il “leit motiv” che ha guidato le caratteristiche comportamentali della politica come della finanza o della società ad oggi, con lo splendido risultato di una crescita lenta, poco attualizzata ai tempi, e priva di slanci decisi per una crescita competitiva poiché l’ingrediente mancante é stato proprio l’entusiasmo, la motivazione, l’aggiornamento e la volontà di contribuire a realizzare un mondo migliore che solo i giovani hanno nel DNA. La loro forza naturale li fa guardare lontano, a volte eccessivamente ma l’audacia incide. Quindi, care mummie, salme, cariatidi che continuate a restar ancorate alle vostre presidenze, direzioni, consigli di amministrazione, abbiate un gesto d’orgoglio personale, fate un passo indietro, provate a restare nell’ombra mettendo a disposizione di terzi la vostra incalcolabile e preziosa esperienza; esercitate la magnificenza del trasferire insegnamento a chi vi segue, vi sentirete migliori ma soprattutto farete un favore alla collettività in generale : sociale, politica, economica del nostro Paese.