Social President.

Secondo la moderna sociologia e degli studiosi di strategie politiche i Social negli ultimi 10 anni hanno condizionato, se non creato, nuove figure di potere. Per citare due nomi : Francois Hollande e Barak Obama. Ma quanto i prodotti umani suggeriti all’elettorato dei singoli Paesi  sono stati DOC o bufale ? Leggendo gli attuali sondaggi di gradimento, dovremmo apporre un post generale che indichi : usare con cautela previa consultazione dei possibili risultati finali.

Andiamo a ritroso, azzardo una personale opinione d’analisi sull’attuale Presidente degli Stati Uniti d’America Barak Obama, avendo vissuto quel periodo storico. Nel 2008 gli elettori americani ripercorrevano l’attuale corsa alle nomination per la Casa Bianca. Il presidente uscente G.Bush al suo secondo mandato, lasciava lo studio ovale con un indice di impopolarità valutato come il più alto della storia americana. Una grande recessione, la più importante dal secondo dopoguerra teneva banco sui mercati e il ricordo dell’11 settembre era ancora impresso nei cuori dei cittadini. Depressione, disoccupazione, crolli finanziari e pignoramenti erano elementi preponderanti nella quotidianità degli States. Così, i media iniziarono ad abbozzare progettualità attrattiva di masse. Serviva  un segnale di cambiamento, ridare slancio motivazionale alla gente ma soprattutto creare una soggetto politico capace di galvanizzare la campagna presidenziale. I potenti clan della politica democratica, avevano già pronta una candidata d’eccellenza, ex First lady d’America, uno tra i maggiori avvocati del Paese :Hillary Rodham Clinton. Sarebbe stata la prima donna Presidente degli U.S.A. Peccato avesse un terribile carattere, quello della prima della classe, troppo saccente, sempre in prima fila, ma soprattutto con le palle e quindi poco gestibile, non ultimo, antipatica all’elettorato femminile, tradotto : soggetto mediatico mediocre pur altamente apprezzata nel resto del mondo, non sufficiente a catalizzare le folle. Capillarmente, giornalisti e pubblicitari esperti di comunicazione-politica, cercarono nelle retrovie del potere il soggetto adatto alla parte, e dai documenti congressuali risultò che un giovane senatore afro americano dell’Illinois aveva ammaliato le convention con i suoi discorsi liberal . Eravamo in dirittura d’arrivo: giovane, brillante avvocato, ma soprattutto, nel segno del progresso civile, di colore. I requisiti per un perfetto soggetto mediatico c’erano tutti, come pure gli elementi per una vera battaglia elettorale all’ultimo voto. Da una parte il candidato dell’establishment, potente ma appartenente ad una vecchia classe politica  e donna, dall’altra  il candidato delle nuove generazioni, anonimo, non ancora bruciato dallo star-system e di colore. Si prospettarono fuochi d’artificio e mai previsioni furono più veritiere. Mancavano solo i finanziatori da convogliare sul nuovo candidato ma si sarebbero trovati. Vennero cercati i guru di strategie e dalla loro competenza emerse che l’unico mezzo per contrastare efficacemente la potente macchina organizzativa e finanziaria del clan Clinton era lo sfruttamento potenziale dei nuovi media universali, i Social network. Da Facebook a Twitter. La macchina si mosse con tempismo attraverso un meccanismo sorprendente e in pochi mesi creo’dal nulla un nuovo leader politico, osannato dalle folle. Il sistema Social si rilevo’ più potente delle ingenti somme di denaro investite in spot pubblicitari ed eventi. Erano i Social a convocare, promuovere contenuti ma soprattutto a influenzare l’elettorato in gran parte giovane o di middle classe deluso e disoccupato .

“Yes we can”

divenne il mantra di generazioni di demotivati e disperati , i quali riposero nel primo presidente della storia afro americano tante speranze… forse troppe! L’anonimo Obama  venne rappresentato nel pianeta come il genio della lampada, il salvatore dei popoli. Bene, torniamo con le lancette del tempo alla data odierna e rileggiamo la storia di questi anni strutturata da una duplice presidenza. Sinteticamente : Obama, tra i peggiori presidenti americani della storia; disoccupazione ancora in uno stato di incertezza come pure i dati dell’ultimo quadrimestre economico; problema immigrazione fuori controllo; la potente lobby delle armi ancora padrona di una situazione a cui i quotidiani regalano prime pagine per stragi di innocenti ; e per finire il danno maggiore ovvero, l’incapacità totale di gestire politica estera e affari internazionali. Per la prima volta nella storia, l’America ha perso il controllo del potere geo politico, moltiplicando le zone di tensione, guerre, e sollecitando erroneamente rivoluzioni incompiute. Questo disordine mondiale in un momento davvero fragile ha fatto riemergere figure di leader discutibili il cui confronto con Obama appare nettamente più determinato, competente e strategico. A suo favore ? Sanità, tecnologia, stato sociale e diritti umani. In chiusura e’ lecito chiedersi quanto sia utile farsi ammaliare da sondaggi, tendenze e campagne Social studiate ad hoc quando i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Viviamo ahimè, un periodo storicamente fragile, con predominanza implosiva e caratterizzato da flussi migratori che cambieranno tradizioni, culture e progetti futuri per intere generazioni . È’ forse il caso di affidarsi a personalità competenti, capaci, determinate a decidere ma soprattutto ad agire ? L’esperienza non si rottama quando all’evenienza diventa “valore aggiunto”. Il mio  endorsement per la signora Hillary Rodham Clinton.

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