Viaggiare è fatale al pregiudizio, al bigottismo, e alla ristrettezza mentale.
(Mark Twain)
Eccolo lì, il primo cartone, posto al centro del soggiorno, catalizza l’attenzione di chiunque entri o la mia, quando affondo gli ultimi passi rientrando da un viaggio. Anche questa volta un ciclo si chiude e con esso un segmento della mia vita irrequieta. Poche settimane e anche Verona troverà spazio nell’album dei ricordi lasciando spazio a nuove esperienze, conoscenze, amicizie e modi di vita. Quanta gente ho conosciuto e incontrato in trent’anni di viaggi e residenze intorno al mondo ? Tanta, tantissima. Pur sembrando strano, essa, ognuna a proprio modo ha arricchito il modo di essere, di comprendere le cose, i gesti, le azioni, la diffidenza, l’ospitalità, la fiducia, l’amore per la propria terra, una terra che per un viaggiatore non ha spazi e confini ma solo il gusto di libertà. Posti che mi han regalato, in maniera ancestrale, l’immagine terrena di un paradiso irraggiungibile, i cui colori vividi e la flora selvaggia, imprimevano emozioni esaltanti, fotogrammi indelebili. Luoghi ove la ricchezza sfrenata e ostentata brutalizzava la povertà di altri luoghi troppo spesso dimenticati da Dio e dagli uomini fortunati. Paesi liberi, Paesi oppressi e sepolti dalla voglia di esistere e contravvenire a ideologie ormai desuete, tenute in piedi dalla tirannia e dalla forza del potere. Ho visitato città divise da un muro che non era solo cemento ma tomba della libera espressione. Contrariamente a molti, non ho nulla di tutto ciò da mettere nei cartoni che mi accingo a riempire, non ho mai amato acquistare souvenir, bramavo raccogliere parole, storie, musiche, colori di ogni Paese, non sentendomi turista ma libero cittadino del mondo seguace del proprio istinto, scegliendo anno dopo anno dove vivere e con chi vivere. Ho poche foto che rammentino quel vissuto ma ho mani che hanno abbracciato, uomini, donne, bambini, giovani, anziani, disadattati, hippies, anarchici , nobili e perseguitati. Le mie orecchie hanno udito racconti di esuli sovietici, di ex carcerati e torturati dai regimi fascisti argentini o cileni; storie di profonda umiltà di anziani dei Paesi dell’est interpreti giornalmente di difficili azioni di sopravvivenza, anche solo per un litro di latte o una sigaretta; basso il tono della voce o lo sguardo degli occhi per il terrore di esser censiti dalla polizia segreta. I miei occhi hanno visto lacrime di madri di desaparecidos argentini, figli svaniti nel nulla e mai più tornati; o quelle di padri peruviani e colombiani i cui figli han lasciato la vita in miniere profonde, unica fonte di sopravvivenza per la famiglia. Occhi che han letto la gioia della rivoluzione negli occhi di giovani indignados spagnoli e americani o in quelli del giovane eroe di Piazza Tahrir, rinchiuso e progioniero dalla sua stessa voglia di libertà. Ville e casali italiani, francesi, inglesi e favelas brasiliane, boliviane o messicane. Villaggi della speranza in Africa e della disperazione in remote aree indiane…Troppo piccolo un cartone, dieci o cento che siano per racchiudere tutto questo, le emozioni si ripongono nel cuore per restare sempre con noi, non nell’umidità e solitudine di una cantina. Sette anni trascorsi lentamente, circondato dalla bellezza di questa città scaligera, le sue piazze, i vicoli, l’arena, i concerti, le colline, e la vicinanza al superbo lago di Garda. Incontri interessanti, conoscenze temporanee. Momenti di intensa gioia e acuto dolore. Storie sbagliate che imprimono ferite profonde dure a cicatrizzare ed isolano dal mondo, creando la “fortezza della solitudine”. Giorni in cui speri in un domani migliore, in cui inizi a capire che non hai più niente da dare e nulla da ricevere… e giorno dopo giorno prendi consapevolezza che è giunto il momento di un nuovo slancio, di rimettersi in gioco e assaporare di nuovo tutte quelle cose, complesse ma belle, che racchiudono un cambio di residenza. Vieni avvolto da quella magia solitamente racchiusa nei regali a sorpresa, entusiasta di scartare qualcosa di sconosciuto e ansioso di sapere se ti piacerà, se farà parte di te o sarà solo un’accessorio…ecco la parola giusta …al di là della storica bellezza artistica, questa città è stata un accessorio, di quelli che ti colpiscono all’improvviso e poi una volta acquistati li riponi presto nel cassetto …quello dell’esistenza. Ciao Verona, lascio te ma non gli amici, quelli veri che mi hai donato.
Ciao Bruno! Che guaio, mi ero perso questo articolo, ma fortuna che l’ho recuperato!!! Cittadini del mondo, quale magnifica espressione! Quei ricordi di cui parli sono la cosa più bella, non si possono rompere o perdere, magari solo depositarli più in fondo o un pochino impolverarsi. Ma ci formano e si plasmano dentro di noi! Nei rari viaggi che ho fatto ho sempre collezionato poche foto, affidando ai miei occhi quelle fotografie 🙂 Un saluto Bruno e un grande in bocca al lupo per le prossime avventure 🙂
Ciao Bruno! Che guaio, mi ero perso questo articolo, ma fortuna che l’ho recuperato!!! Cittadini del mondo, quale magnifica espressione! Quei ricordi di cui parli sono la cosa più bella, non si possono rompere o perdere, magari solo depositarli più in fondo o un pochino impolverarsi. Ma ci formano e si plasmano dentro di noi! Nei rari viaggi che ho fatto ho sempre collezionato poche foto, affidando ai miei occhi quelle fotografie 🙂 Un saluto Bruno e un grande in bocca al lupo per le prossime avventure 🙂