Una grande voce per la famiglia degli “ultimi”. Don Gallo, non dimentichiamo.

Era il 4 marzo 2012. Il violino di un rom accompagnava la tromba di un barbone che a malamente si reggeva alla colonna,  insieme suonavano 4 marzo 1943, altri : tossicodipendenti, orfani, malati di mente, extracomunitari, disoccupati, prostitute, transessuali, artisti di strada e gente comune, cantavano ad alta voce, convinti, commossi .

Così, Don Andrea Gallo coronava da Genova  il suo personale saluto all’amico Lucio Dalla il giorno del funerale a Bologna .

Ancora una volta, l’amore dell’uomo prevaricava l’obbedienza alla gerarchia ecclesiastica. La CEI aveva vietato canzoni nelle chiese il giorno delle esequie.

Ma quella mattina la piccola chiesa della comunità San Benedetto a Genova era gremita. La gente, la sua gente, era giunta d’ogni dove dai carugi, dedalo di vicoli nel porto.

Amava dire : ” Il grande evento qual è? L’incontro. Il fatto che gli uomini, le donne, gli adulti, i giovani, cioè gli esseri umani, si incontrano. Ci sono tre modi di incontrarsi: fare la guerra all’altro, erigere dei muri o dialogare. Dialogare, dal punto di vista etimologico, significa “parlare tra”, cioè tra più persone, e quindi dare la parola all’altro. E allora nasce un confronto che ha per obiettivo, non mi stanco mai di ripeterlo, il bene comune “.

Gallo, quell’incontro lo praticava quotidianamente, stringeva ed abbracciava la sua famiglia ogni giorno. Quella che per anni aveva visto crescere, aveva difeso, protetto. Un amore profondo contrastato dal potere che non ha mai gradito quella voce fuori dal coro.

Credeva nella libertà, nella forza dei giovani e nella loro volontà unita al desiderio di ottimismo, e ancora, nella forza interiore e umana degli ultimi, ed è lì che trovava il suo Dio, quello delle uguaglianze, della misericordia, del perdono.

E’ in quella stanza della comunità, la cui luce mai veniva spenta anche di notte, e la cui porta mai era chiusa, che trovava la forza di ascoltare, consolare e aiutare.

Non si dava pace sul perché in questa società del consumismo e del materialismo ci fosse un Dio differente, quasi a parlare lingue diverse da quella dell’amore universale in cui credeva fortemente.

Aveva il vizio, da buon partigiano, di dire le cose in faccia, di non aver soggezione e non cedere a ricatti e al carrierismo.

Lui, diverso tra i diversi, unico grande vicino agli ultimi. e distante dalla ricchezza. Un personaggio vero, un gigante del nostro tempo.

Io, ho voluto ricordarlo con poche righe, così, in mezzo alla sua gente del porto perchè quel giorno io c’ero e l’amore per il prossimo l’ho sentito vibrante sulla mia pelle, nel mio cuore, forte, vero e indescrivibile, lontano anni luce dalle mie esperienze d’incontro con i potenti del potere.

Quel giorno, lui era il grande e loro solo piccoli uomini.

Ciao Gallo! Quel giorno insieme a te sarà sempre nella mia memoria.

2 commenti su “Una grande voce per la famiglia degli “ultimi”. Don Gallo, non dimentichiamo.”

  1. Ho partecipato ad uno dei suoi ultimi compleanni, una festa organizzata dalla circoscrizione. Sono andata perché volevo conoscerlo, perché sapevo che quell’incontro , come in effetti è stato, mi avrebbe emozionato. Ho visto gente sinceramente aggrappata a ciò che lui ha sempre rappresentato, un riferimento per tutti. Ho voluto avvicinarlo, cosi come fa una giovane fan con l’ultimo cantante alla ribalta, facendomi spazio tra la gente, Non ho mai fatto questo neppure per un papa. Ne ho ricevuto un sorriso, una carezza, una stretta di mano e una frase scritta su quello che allora era il suo ultimo libro “sii orgogliosa di essere donna. Don Gallo”.

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